Gela. “Non capiamo perché, in base alla valutazione dei media nazionali, il viaggio della Concordia debba essere seguito passo dopo passo, addirittura valutando lo stato d’animo degli abitanti dell’isola del Giglio, mentre la nostra protesta rimane del tutto anonima”.
C’è molta delusione, nonostante a Roma si inizi a fare calda la partita sul futuro della raffineria Eni, tra i lavoratori arrivati al ventiseiesimo giorno di protesta.
“Nessuno – dicono ai presidi – si è degnato di chiederci una spiegazione sulle effettive ragioni di questa protesta. I grandi network a malapena hanno parlato di ciò che sta succedendo. Quando scoppiarono le difficoltà all’Ilva di Taranto, ci fu una sorta di mobilitazione generale. Lo stesso accadde per la Fiat. Di noi, invece, non si parla”.
Una preoccupazione esternata anche davanti alle recenti visite dei segretari nazionali delle sigle sindacali impegnate nella vertenza. “In questo modo – ammettono – l’Eni potrà continuare ad agire come meglio crede. Nessuno dice niente, nessuno sembra quasi indignarsi davanti ad una città che, se le cose non dovessero risolversi, perderà l’unica vera struttura produttiva del territorio”.
Adesso, si attende il responso dal tavolo di confronto convocato, già per domani, dal ministro dello sviluppo economico Federica Guidi e dal suo vice. I lavoratori ai presidi si apprestano a trascorrere un’altra notte lungo le strade d’accesso alla fabbrica.