Gela. Il decreto firmato dal ministro dell’ambiente Corrado Clini è stato pubblicato sulle pagine della gazzetta ufficiale tre giorni fa: adesso, quindi, si entra nella fase di attuazione pratica dell’autorizzazione integrata ambientale rilasciata ai dirigenti di raffineria.
In sostanza, dovranno essere proprio i responsabili locali di Eni a dare seguito alle tante prescrizioni inserite nell’atto atteso da anni e che, comunque, avrà validità per i prossimi sei.
Gli interventi da mettere in campo, stando a quanto stabilito nel testo, non mancano. Buona parte della fabbrica di contrada Piana del Signore viene passata in rassegna: con l’obiettivo, prioritario, di non gravare ulteriormente sull’equilibrio ambientale cittadino.
A ridursi notevolmente sono i limiti di bolla, con le emissioni di anidride solforosa destinate a ridursi da quota 1700 milligrammi per metro cubo a 800 e quelle di monossido di carbonio da 300 a 20. Tra le priorità, spunta l’isola 29 con il sito di stoccaggio del pet coke. I tecnici ministeriali, infatti, hanno previsto, entro i prossimi sei mesi, l’obbligo della definizione di un progetto esecutivo per la copertura dell’intera area.
Una misura, in realtà, attesa da tempo: data la vastità dello spazio occupato dallo scarto-combustibile depositato. Tra i progetti esecutivi da presentare nei prossimi sei mesi, c’è anche quello che tocca la centrale termoelettrica. Nell’autorizzazione integrata ambientale, si prevede la realizzazione di un nuovo sistema di trattamento della totalità dei fumi prodotti da quello che è il vero motore portante della fabbrica.
Centrale termoelettrica per la quale, nei prossimi ventiquattro mesi, si dovrà disegnare uno studio di fattibilità per migliorarne l’efficienza: toccando il tasto della gassificazione dei residui, liquidi e solidi, generati dal processo di raffinazione del greggio.
La metaforica penna dei funzionari romani, però, ha tracciato ulteriori capitoli d’intervento. Altri due studi di fattibilità dovranno essere realizzati e presentati ai tecnici del ministero e a quelli dell’istituto superiore per la protezione dell’ambiente entro i prossimi dodici mesi. In questo caso, l’obiettivo si sposta sulla necessità di rendere impermeabili le superfici di tutte le aree di deposito: evitando, quindi, di creare ulteriori possibilità d’infiltrazioni a sostanze altamente pericolose.
Ma, in generale, secondo il testo del decreto, le opere di copertura dovranno interessare tutti i siti di stoccaggio presenti all’interno della fabbrica. Ancor più rapida, inoltre, dovrebbe essere la redazione di un complessivo piano per la dismissione di tutti gli impianti non utilizzati.
I funzionari di raffineria dovrebbero vararlo e consegnarlo entro la primavera. La lente d’ingrandimento si è spostata sui sistemi utilizzati per lo smaltimento dei gas di produzione.
Le torce dello stabilimento necessitano di un diverso meccanismo di scarico. Entro sei mesi, i tecnici di raffineria dovranno predisporlo, inviando lo studio di fattibilità sui tavoli romani del ministero e dell’Ispra.
Discorso analogo per la copertura delle vasche in funzione negli impianti per il trattamento dei reflui liquidi: un intervento, questo, giudicato altrettanto urgente. L’impatto della produzione, però, pesa sull’atmosfera circostante e sulle acque. Per queste ragioni, le prescrizioni inserite nel decreto non trascurano l’installazione di bruciatori per le emissioni in aria e la creazione di un nuovo sistema per il trattamento delle acque.