Gela. L’aggressione dopo il tentativo di “metterlo a posto”, imponendogli il pagamento del pizzo. Così, sono scattate sette condanne. Al centro delle presunte richieste estorsive, il titolare del bar Del Duomo di piazza Umberto.
La pena più pesante, quattro anni di reclusione, è stata emessa nei confronti del ventiquattrenne Catalin Toma, un romeno residente in città. Tre anni e un mese, invece, per un altro cittadino romeno Adrian Uncureanu e per Nuccio Rinzivillo e Giuseppe Cannizzo. Tre anni di detenzione sono stati comminati a Roberto Di Stefano e Emanuele Cannizzo. Sei mesi per Giuseppe Rinella.
Il collegio, presieduto dal giudice Paolo Fiore, affiancato dalle colleghe Ersilia Guzzetta e Silvia Passanisi, ha assolto solo Vincenzo Cannizzo, difeso dall’avvocato Giacomo Ventura. A chiedere la condanna di tutti gli imputati è stata il pubblico ministero Elisa Calanducci. Stando alle accuse mosse dai magistrati della procura, nell’agosto di cinque anni fa, Angelo Trespoli, titolare del bar, costituitosi parte civile con l’avvocato Alfredo D’Aparo, sarebbe stato inseguito e aggredito dagli imputati, tutti armati, in pieno centro storico. L’esercente trovò riparo all’interno di una vicina rosticceria. Sul posto, intervennero i militari della guardia di finanza.
Lo stesso titolare del bar denunciò i fatti, sottolineando come la spedizione punitiva fosse scattata dopo il no al pagamento di circa cinquecento euro mensili che gli sarebbe stato imposto da Emanuele Cannizzo. I legali di difesa, durante il dibattimento e nel corso delle loro conclusioni, hanno invece contestato la ricostruzione fornita da Trespoli ritenendola un alibi. In base alla loro linea, infatti, il titolare del bar, qualche ora prima, avrebbe aggredito lo stesso Emanuele Cannizzo all’interno di una pizzeria sul lungomare Federico II di Svevia. Il colleggio ha riconosciuti il diritto al risarcimento in favore del titolare dell’esercizio commerciale.
Gli imputati sono stati difesi dagli avvocati Carmelo Tuccio, Giacomo Ventura, Maurizio Scicolone, Dionisio Nastasi, Francesco e Giovanni Bellino, Salvo Macrì e Carmelo Terranova.