Gela. Visite specialistiche sui familiari degli operai della fabbrica Eni esposti all’amianto e, nei prossimi mesi, la possibilità di esami genetici per comprendere se la presenza delle fibre killer possa aver inciso a tal punto.
Gli esponenti locali dell’Osservatorio nazionale amianto rilanciano le loro richieste davanti a rischi che ritengono sempre più pericolosi. Nelle prossime settimane, intanto, dovrebbero riprendere gli esami specialistici effettuati tra i reparti dell’ospedale Vittorio Emanuele.
I lavoratori dell’Ona, con in testa Franco Famà e Salvatore Granvillano, tra i fondatori del gruppo, sono riusciti ad ottenere importanti sentenze sul fronte del riconoscimento previdenziale della loro esposizione all’amianto. Non più la barriera del dicembre 1992 ma, adesso, i giudici del tribunale hanno riconosciuto la presenza delle fibre almeno fino all’ottobre del 2003.
“Sicuramente – spiega Franco Famà – continuiamo a chiedere chiarezza sul piano delle condizioni di salute dei nostri familiari che, anche se indirettamente, sono venuti a contatto con le fibre d’amianto. Gli abiti da lavoro, nella gran parte dei casi, vengono lavati in casa e questo non è un elemento da trascurare. I medici che, gratuitamente, ci stanno seguendo, assicurando costanti consulti, ci hanno consigliato di effettuare dei test genetici. Vogliamo capire se l’esposizione all’amianto degli operai della fabbrica possa aver inciso anche sui geni. Abbiamo già individuato un centro in Umbria che si occupa di questo settore”.