Gela. Con il blocco quasi totale di ogni attività economica in città, è inevitabile che a risentirne di più siano gli “invisibili”, quelli che già prima dell’emergenza Covid facevano fatica ad andare avanti, ma comunque riuscivano a sostentarsi con occupazioni precarie o in nero. Ora, con l’obbligo tassativo di non poter lasciare le abitazioni, se non per ragioni di assoluta necessità, e senza un contratto di lavoro che possa coprirli, sono i più esposti al bisogno. Crocifisso ha scritto alla nostra redazione e lo sfogo vale per tutti quelli nella sua stessa condizione. “Capisco che si debbano rispettare le direttive imposte e non si possa uscire da casa – spiega – ma a noi chi deve aiutarci? Qualcuno pensa che si possa portare avanti una famiglia, magari con cinquecento euro al mese, come capita a chi percepisce il reddito di cittadinanza?”. Lavoratori in nero, ma anche ambulanti, braccianti in cerca della giornata o operai precari, sentono già il peso insostenibile di quelle poche occasioni che ancora avevano e che adesso sono sfumate. “Si parla sempre delle aziende da aiutare – aggiunge – ma per gente nella nostra situazione cosa si prevede? Chi riusciva ad avere qualche pasto da imprenditori e ristoratori generosi, adesso non può riceverli, anche a seguito delle misure anti-Covid. Come dobbiamo andare avanti?”.
Crocifisso sembra sicuro che, se la stretta dovesse proseguire, tanti inizieranno a violare le disposizioni. “Nel mio quartiere – conclude – vedo molti giovani che si stanno disperdendo. Sono convinto che tra qualche settimana, senza un aiuto concreto, tanti inizieranno a violare i divieti”.