Di seguito un articolo inviato da Alessandro Morselli, docente di Economia internazionale, università “La Sapienza” di Roma, responsabile del polo universitario di Gela, università telematica Unitelma-Sapienza.
Il docente universitario, in vista delle imminenti elezioni amministrative, ha voluto tracciare il profilo di quello che, a suo dire, potrebbe essere il candidato sindaco ideale.
Gela. Anzitutto da dove dovrebbe venire fuori?
L’esperienza ci insegna che dagli accordi tra partiti non si riesce ad individuare un solo candidato, dalle primarie peggio che andar di notte, dalle fughe solitarie credo possa uscire fuori soltanto il candidato a capo condomino!
Che sia uomo o donna non riveste particolare importanza, l’importante che provenga dalla società civile e dal mondo del lavoro. Soltanto chi lavora, o chi ha lavorato, veramente è a conoscenza dei problemi e delle difficoltà esistenti in un paese, pertanto il candidato sindaco dovrebbe provenire dall’impresa privata, dal lavoro autonomo o dipendente o dalle libere professioni.
Elaborare un programma chiaro, semplice, efficace, con delle scadenze, che metta in primo piano la crescita economica e sociale, e la sicurezza di un territorio, al fine di sottoporlo al controllo dei cittadini. Ogni punto deve indicare gli strumenti e una scadenza ben precisa per la sua realizzazione, e se a metà mandato non si riuscisse a concretizzare almeno il 50% di quello promesso si dovrebbero rassegnare le dimissioni.
Forse una sorta di “spada di Damocle” susciterebbe la spinta giusta a portare a compimento il (o parte del) programma presentato alla città; è anche vero che per lavorare bene un sindaco deve essere sostenuto da validi assessori e anche da validi consiglieri comunali…
Non è più tempo di scherzare, soprattutto se vogliamo scongiurare la minaccia che il vento dell’antipolitica soffi così forte da spazzare via tutto e tutti. Oggi chi amministra (o si candida ad amministrare) un paese deve avere la consapevolezza che sarà ancora più difficile farlo, alla luce della crisi internazionale, nazionale e locale.
Non è più tempo di promettere opere faraoniche e giocare sulla disperazione degli individui soltanto per accaparrarsi margini di consensi. Oggi più che mai un buon sindaco deve incarnare i valori del territorio, deve sapere ascoltare e coinvolgere cittadini, attori sociali ed economici, al fine di poter dare delle risposte concrete ed efficaci e non dettate soltanto da scopi elettorali, con effetti che si esauriscono in breve tempo.
Adoperarsi nelle piccole cose, perché sono queste che valorizzano il ruolo del sindaco e non nella promessa di grandi cose che lui stesso è consapevole che non potrà mai realizzare.
Nella figura del sindaco i cittadini devono potersi riconoscere, devono pensare che sia la persona in grado di riassumere le dinamiche culturali, sociali e locali, deve saper gestire i rapporti con i diversi settori della società, pertanto il primo cittadino deve essere esperto, accorto e con una personalità forte e nel contempo umile e autorevole, un vero e proprio problem solving.
Si affida a lui il difficile compito di far funzionare la macchina comunale, di stanare le lentezze, le tendenze auto-conservative e di spezzare le viziose dinamiche burocratiche degli apparati.
Tutto questo può sembrare parecchio arduo, se non utopistico, ma deve essere almeno l’occasione per indurci tutti quanti ad una profonda riflessione, su quello che oggi viviamo e sull’incertezza del futuro, per innescare un acceso dibattito, per avere la coscienza libera da ogni condizionamento e sapere scegliere con la dovuta razionalità i nostri amministratori, avendo la consapevolezza che la responsabilità della crescita o meno di un territorio non è del tutto, e sempre, di chi amministra ma anche di chi quando si reca alle urne sceglie con superficialità e interessi particolari.