Gela. La prossima udienza è fissata a giugno, davanti ai giudici del tribunale delle imprese di Palermo. Allo stato attuale, non c’è nessun accordo tra l’Ato Cl2 in liquidazione e il Comune. Le parti sembrano lontanissime e i rapporti istituzionali non sono dei migliori. L’ente guidato dal commissario Giuseppe Panebianco è creditore di oltre 16 milioni di euro. A pagare dovrebbe essere il Comune che però si è opposto, in attesa di arrivare ad un accordo, in passato anche formalizzato ma mai veramente definito. Cifre enormi per le casse del municipio, maturate nel corso degli anni per conferimenti nella discarica Timpazzo e ulteriori servizi concessi da Ato. Il commissario Panebianco, lo scorso anno, ha deciso di rompere gli indugi e di agire in giudizio per ottenere un credito ormai certificato e che aumenta visibilmente per via degli interessi. Senza un accordo, Palazzo di Città non potrà permettersi di pagare una somma così pesante, soprattutto in una fase come quella attuale. Dopo qualche iniziale tentativo di arrivare ad un’intesa, tutto si è fermato e al momento sono i giudici palermitani che dovranno pronunciarsi. L’Ato, che la prossima settimana lascerà definitivamente la gestione degli impianti del ciclo rifiuti, sta procedendo non solo contro il Comune di Gela, ma anche rispetto alla posizione debitoria maturata negli anni da altri enti. Di recente, il commissario Panebianco ha dato mandato di agire per recuperare crediti di poco inferiori ai 4 milioni di euro.
Tra questi, ci sono 662 mila euro dovuti ancora una volta dal municipio, per conferimenti e servizi molto più recenti rispetto a quelli che formano la massa debitoria da oltre 16 milioni. Sulla carta, l’iniziale ipotesi di accordo, già stilata dalla precedente giunta Messinese, prevedeva che il Comune si accollasse per trent’anni tutti i costi della gestione post-mortem della vasca della discarica Timpazzo che si appresta al blocco definitivo, coprendo così il maxi credito vantato da Ato. Un accordo mai ratificato e che adesso ha lasciato spazio ai tribunali, mentre gli interessi maturano. Anche sui 662 mila euro, probabilmente sarà un giudice a decidere.