Gela. Lo Stato gli ha tolto la dignità mentre la criminalità locale continua a procurargli elevati danni economici.
L’imprenditore Emilio Missuto, sostenuto dai due fratelli, è ritornato a reclamare davanti a Palazzo di giustizia.
Da oltre un anno, ha iniziato una personale mobilitazione: diversi lavori completati per conto delle pubbliche amministrazioni, per un totale di circa 5 milioni di euro, non gli sono stati ancora saldati.
Adesso, il gruppo imprenditoriale è in ginocchio. Gli agenti di polizia del commissariato, intanto, hanno avviato indagini per risalire agli autori dei tanti raid messi a segno contro le sedi dei suoi stabilimenti.
Circa un anno fa, inoltre, contro l’auto di uno dei fratelli vennero esplosi colpi d’arma da fuoco.
“Tante promesse – dice l’imprenditore – si sono trasformate in polvere. Neanche dal Quirinale ho avuto risultati concreti. Questa volta, però, sono pronto a far scendere in strada i lavoratori delle mie imprese. Non ce la faccio più”.
I capannoni delle imprese presenti in città, peraltro, non possono neanche essere sorvegliati a causa delle mancanza di fondi.
“I funzionari comunali – spiega – mi hanno fatto sapere che non rientro nelle fasce per l’accesso agli aiuti economici. I responsabili dell’associazione antiracket non mi vogliono ammettere tra le loro fila perché, fino ad oggi, non ho fatto i nomi degli autori delle tante intimidazioni recapitatemi. Come faccio ad indicarli se, materialmente, non li conosco?”.