Gela. Una vicenda contabile e gestionale, quella del Comune di Gela, che sulla base di ciò che riporta il referto sulla finanza locale della Regione Sicilia, nella disamina della sezione di controllo della Corte dei Conti, ha profili “peculiari”. Mentre l’amministrazione comunale sta cercando di individuare soluzioni per avere i fondi necessari a coprire il bilancio stabilmente riequilibrato, superando prima possibile la fase di dissesto, i giudici contabili sono tornati sulle ragioni di una crisi finanziaria che sta generando ancora adesso pesanti conseguenze. Le prime avvisaglie, ricostruisce la Corte, emersero con gli approfondimenti sui rendiconti di gestione per gli esercizi 2017, 2018 e 2019 e sul bilancio di previsione 2018-2020. “Sono stati accertati numerosi profili di irregolarità contabile e criticità per gli equilibri di bilancio”, riportano i giudici. Le difficoltà maggiori vennero concentrate intorno alla non corretta costituzione e quantificazione del fondo contenzioso negli esercizi presi in esame, in particolare quello dell’anno 2019. La massa passiva iniziava a diventare più consistente, sul finire del 2018, “per effetto dell’emergere di un considerevole disavanzo di amministrazione pari a 6.122.993,43 euro, di maggiori debiti fuori bilancio (per euro 2.457.661,40 al 31 dicembre 2018) e di ulteriori passività, non ancora contabilizzate, derivanti dal contenzioso”. Al 31 dicembre 2018, il fondo contenziosi era quantificato in 6.400.000,00 euro ma con giudizi pendenti per 35.345.994,23 euro. Le anomalie sono poi proseguite con la disamina del rendiconto 2020 e dei bilanci di previsione 2019-2021, 2020-2022 e 2021-2023. Vennero accertati “gravi profili di irregolarità contabile e criticità per gli equilibri di bilancio, nonché di difformità dalla sana gestione finanziaria”. Secondo i magistrati della Corte dei Conti, in quell’occasione, fu ricostruito un risultato di amministrazione dell’esercizio 2020 inattendibile, legato alla presenza di un fondo contenziosi e di un fondo perdite partecipate sottostimati. C’era ancora la “necessità di costruire un fondo oneri debiti fuori bilancio per “sterilizzare i rischi sugli equilibri di bilancio derivanti dall’ingente mole di debiti fuori bilancio ancora da riconoscere e finanziare con un disavanzo di amministrazione emergente e latente di rilevante importo; la presenza di una notevole mole di debiti fuori bilancio da riconoscere e finanziare, con conseguente obbligo di costituire un apposito fondo oneri; la presenza, in materia di residui attivi, di bassissime percentuali di riscossioni in conto residui, in alcune categorie, come l’Imu, l’Ici e la Tarsu”. In più occasioni, nel referto stilato dalla Corte, si parla di “gravi criticità”. Scattarono le limitazioni almeno fino a quando non si fosse provveduto con un piano di riequilibrio che non fu però mai varato. Il consiglio comunale dovette formalizzare il dissesto, sul finire dello scorso anno. I magistrati della Corte dei Conti richiamano “un disavanzo di 118.843.321,16 euro (emergente dal rendiconto 2021), debiti fuori bilancio di elevato importo e passività potenziali, un contenzioso definito “rilevante”, fattori organizzativi e gestionali, percentuali di riscossioni in conto residui molto basse (7%) tale da determinare squilibri ripetuti negli anni, nonché l’incertezza sui dati finanziari che avrebbe potuto pregiudicare la sostenibilità del Piano di riequilibrio”.
Quanto verificatosi a Palazzo di Città, sul piano della tenuta finanziaria, per la Corte dei Conti “appare particolarmente significativo, sia perché la situazione di grave criticità finanziaria è emersa solo a seguito dei controlli finanziari di questa sezione, ma anche perché dimostra come un ente con una buona situazione di cassa possa comunque vedersi costretto a dichiarare lo stato di dissesto a causa della presenza di fattori non solo contabili e finanziari ma anche gestionali”. In queste settimane, il sindaco Di Stefano ha più volte spiegato che l’ente si trova a sostenere le difficoltà del dissesto pur avendo in cassa almeno trenta milioni di euro, derivanti dalle royalties estrattive ma del tutto vincolati. Uno stato di fatto che lo ha indotto a insistere su un emendamento alla legge finanziaria regionale che possa svincolare almeno una parte di queste somme.