Gela. I giudici della Corte d’appello di Caltanissetta hanno ribaltato la vicenda processuale sorta dalla cessione di un locale, in centro storico. L’acquirente denunciò il fatto che, dopo aver definito tutto il necessario per il subentro, venne a scoprire che l’attività non aveva ancora tutte le autorizzazioni per la ristorazione, ambito che la nuova proprietà voleva invece sviluppare. In base alle accuse, la titolare che aveva deciso di cedere l’attività avrebbe incassato circa quindicimila euro, ma facendo credere che tutto fosse in regola, anche per la ristorazione. La donna venne condannata in primo grado, ad otto mesi di reclusione per truffa. In appello, invece, è arrivata l’assoluzione, come chiesto dal suo legale, l’avvocato Davide Ancona. La difesa ha proposto ricorso contro la condanna e i giudici nisseni hanno dato seguito, nonostante la procura generale abbia chiesto la conferma della decisione di primo grado. Il difensore, invece, ha spiegato come in realtà anche le licenze per la ristorazione potevano essere concesse al locale, sfruttando tra le altre cose il regime normativo di liberalizzazione del settore.
In base al ricorso avanzato in appello, non ci sarebbe stata nessuna truffa. L’accordo per il passaggio di proprietà è stato ritenuto legittimo e regolare. Una tesi che la Corte d’appello ha accolto, pronunciando l’assoluzione per l’imputata. L’acquirente era invece parte civile nel giudizio e ha chiesto la conferma della condanna.