Gela. Scatta il carcere duro per due esponenti di spicco della Stidda. Il ministro della Giustizia ha notificato ieri l’applicazione del 41 bis a Paolo Di Maggio, di 52 anni, ed Emanuele Palazzo, di 55 anni.
Un inasprimento della condizione carceraria dettata dalla modifica del 41 bis. Sia Paolo Di Maggio che Emanuele Palazzo sono stati arrestati l’ultima volta il 14 febbraio scorso nell’ambito del blitz Agorà dei carabinieri. I due sono cognati. Nel descrivere il loro ruolo gli investigatori hanno sottolineato che Emanuele Palazzo era il trade union tra i detenuti e gli affiliati in libertà mentre il cognato Paolo Di Maggio dal carcere impartiva ordini ed era capace anche di dirimere dissidi. All’epoca dei fatti Palazzo era in stato di libertà, mentre Di Maggio è in carcere da circa un decennio. Su entrambi pendono diversi procedimenti giudiziari e nel caso di Di Maggio anche condanne definitive per reati mafiosi legati quasi esclusivamente al racket delle estorsioni ed alla detenzione di armi.
Prima dell’operazione Agorà Palazzo era stato arrestato il 29 maggio del 2006. Nel blitz finì dentro anche Di Maggio. In manette finirono 20 persone con l’accusa di associazione per delinquere di stampo mafioso, detenzione di armi, estorsioni, attentati incendiari e traffico di sostanze stupefacenti. Il cognato invece ha una sfilza di precedenti penali. Mentre si trovava già recluso (attualmente è a Lanciano) si è visto notificare ulteriori ordini di arresto per le estorsioni alla Lucauto (4 luglio 2007), per l’operazione Mizar (20 novembre 2007), Ibis (18 gennaio 2008), ed ancora Strike per il pizzo alle imprese dell’ortofrutta (16 ottobre 2008), Oleum per il racket a due imprenditori nel ramo elettrico (17 ottobre 2010) ed infine per la maxi operazione Antimafia Tetragona (19 maggio 2011). In quasi tutte le inchiesta Di Maggio ha un ruolo di primo piano nella richiesta e gestione del pizzo.
I legali Cristina Alfieri e Michele Micalizzi hanno ricevuto copia della notifica del provvedimento del ministero della Giustizia.