Gela. Oltre due mesi senza piogge ed escursioni termiche, tra giorno e notte, che squassano campi e coltivazioni. Produttori e operatori locali del settore sono sempre più preoccupati e i tecnici sono addirittura allarmati per quello che sta accadendo nelle campagne della città. “C’è vera e propria angoscia – dice l’agronomo Piero Lo Nigro che si occupa di consulenze anche per le più importanti confederazioni nazionali del settore – le produzioni sono a zero. Non piove praticamente dallo scorso 16 dicembre. Si rischia addirittura di non avere il prodotto grano, che non riesce a fare accestimento. La situazione è molto grave sia nel sabbioso che nell’argilloso”. Una crisi che si aggiunge a quella infrastrutturale, con le campagne quasi abbandonate al loro destino e senza neanche avere a disposizione l’acqua delle dighe. “E’ una situazione che va avanti da almeno dieci anni – dice ancora Lo Nigro – il Consorzio di Bonifica, a causa della precarietà strutturale delle dighe del comprensorio, getta l’acqua in mare. E’ un danno immane, una litania miserevole”. Il settore riesce ancora a garantire più posti di lavoro dell’industria, pur non essendo mai stato tra i primi pensieri della politica locale, ma la flessione è netta e negli anni tanti imprenditori hanno chiuso definitivamente i battenti. “Davanti ad una situazione di questo tipo – aggiunge l’agronomo – serve subito un piano d’emergenza, che attivi processi per l’equilibrio del sistema delle dighe. E’ una priorità assoluta. Devo dire che le segnalazioni e le pressioni politiche verso la Regione ci sono. Lo stanno facendo il sindaco Lucio Greco e il primo cittadino di Niscemi Massimiliano Conti, ma alla Regione c’è chi ritiene che il problema non esista. Sembrerà un paradosso, ma la Regione è veramente molto distante. Sulla questione delle dighe, da almeno sette anni il deputato regionale Giuseppe Arancio cerca di avere risposte, ma la situazione si sta facendo sempre più complicata. Ci sono interventi prioritari da eseguire”.
Il messaggio dei tecnici del settore è rivolto, come spiega Lo Nigro, “a tutti gli attori istituzionali”. La politica deve garantire la svolta, per la salvaguardia di un comparto che sul territorio, tra arretratezza infrastrutturale e cambiamenti climatici, rischia l’estinzione.