Gela. Terra di nessuno, ma soprattutto una “terra dei fuochi” dove continuano ad alzarsi i fumi delle combustioni. Nell’area della Riserva orientata Biviere, gli operatori si trovano stretti tra i roghi che vengono appiccati ad ogni ora del giorno e della notte. Così si smaltiscono sostanze pericolose e scarti della lavorazione serricola. Ormai da tempo, questa testata denuncia gli incendi che rilasciano in atmosfera esalazioni pericolose e allo stesso tempo danneggiano una vasta zona protetta. Emilio Giudice, tra i responsabili della Lipu, associazione che gestisce la riserva, ha più volte lanciato l’allarme. I tavoli tecnici al ministero si susseguono, ma soluzioni non se ne vedono. Anzi, è quasi come se nessuna delle istituzioni coinvolte avesse mai saputo nulla di ciò che accade al Biviere, dove già in passato sono state individuate discariche di idrocarburi. Giudice, attraverso il suo profilo facebook, torna a chiedere controlli. Altri roghi si sono alzati nelle ultime ore e nessuno sembra in grado di bloccare questa forma di smaltimento illecito di rifiuti, anche tossici. Addirittura, come ha spiegato l’operatore, a rischio ci sarebbero gli oltre venti milioni di euro per il risanamento dell’intera fascia protetta. Nella pagina facebook, sono state postate alcune foto di altri roghi (risalenti ad oggi), appiccati a pochissima distanza dal lago. Il commento di Giudice è piuttosto eloquente.
“In un contesto meraviglioso – scrive – la “terra dei fuochi” non smette di bruciare. L’odore della plastica bruciata invade ogni spazio. Di notte aumenteranno. Ma le autorità?”. La Regione i soldi per il risanamento non li ha mai spesi e allo stesso tempo, senza controlli efficaci, l’area si è trasformata in terra franca, per discariche illecite e roghi pericolosi.