Gela. Non solo gli incendi di rifiuti pericolosi, confermati anche da un sopralluogo effettuato ieri dai militari della capitaneria di porto. La Riserva Biviere, soprattutto nel periodo estivo, finisce nella morsa dei roghi, che distruggono vaste aree protette. Anche nelle ultime settimane, il fuoco è tornato a farsi sentire. Dall’inizio del periodo estivo, si contano almeno sette incendi e per uno di questi è stato necessario l’intervento di un Canadair. Sull’origine non ci sono molti dubbi. “Sono tutti dolosi – dice Emilio Giudice responsabile Lipu che si occupa della Riserva – solo un paio li possiamo definire colposi, perché probabilmente sfuggiti al controllo di qualche serricoltore. Per il resto, entrano nel demanio solo per causare danni attraverso il fuoco”. I controlli non ci sono, come ha spesso denunciato Giudice. “Noi facciamo il possibile, anche con le fasce parafuoco che realizziamo sottraendo fondi a quelli ordinari della Regione. Non è più previsto un fondo specifico. Non brucia solo il Biviere. Tutte le aree rurali della città vengono colpite dagli incendi. Il Comune non sa neanche che esiste una fascia rurale del territorio. La cosa ancora più grave – continua Giudice – è che in un territorio dove insistono almeno 40 mila ettari sottoposti a vincoli, non ci sia neanche un forestale. Non esistono, non sono previsti. Questo è frutto di un decadimento istituzionale e neanche la prefettura dispone controlli e misure a tutela dell’ambiente. Il disinteresse è generale”. Ammissioni pesanti da parte di chi ogni giorno si trova a fronteggiare situazioni al limite, pur di garantire la difesa di un’area protetta. “Ormai, l’illegalità non è l’eccezione ma è la regola – continua – il Comune dovrebbe avere a disposizione un registro delle aree incendiate, che non c’è. Non si fa prevenzione e non c’è nessuna programmazione. E’ chiaro che le aree incendiate sono poi più facilmente occupabili per il pascolo”. Più che un sospetto, sembra quasi una conferma. Dietro ai roghi che si alzano anche nell’area protetta della Riserva, probabilmente ci sono altri interessi, illeciti. Non solo gli operatori della Riserva ma anche alcuni agricoltori, nel tempo, hanno spiegato che senza controlli la campagne sono in mano a pochi. Allevatori e pastori che non si fanno molti scrupoli, riescono ad occupare vaste aree, dopo che sono passate le fiamme.
“I terreni coltivati assicurano la presenza di chi li lavora – spiega ancora Giudice – quando i terreni e le coltivazioni vengono distrutte dalle fiamme, allora viene meno anche quel tipo di presenza e bisognerebbe chiedersi chi ne tragga vantaggio”. In un confronto istituzionale a Palazzo di Città, era stato proposto un regolamento rurale, con una serie di norme per la tutela e i controlli. “Credo sia ancora fermo in commissione – continua il responsabile della Riserva – e intanto, la manutenzione rurale non esiste e gli incendi spesso non vengono neanche spenti e così si propagano, causando ulteriori danni”. Le campagne si confermano terra di nessuno e chi appicca gli incendi, probabilmente sa bene dove colpire, pur di affermare la propria capacità di intimidazione.