Bioraffineria Eni e estrazioni, incognita autorizzazioni: ecco il verbale d’incontro

 
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Gela. Un verbale d’incontro, sottoscritto dai segretari di Filctem, Femca e Uiltec ma, al
momento, non dall’Ugl chimici. Si è conclusa in questo modo la quarantott’ore di confronto tra sindacati provinciali del settore chimico, vertici Eni e rsu

di tutte le aziende del gruppo presenti in città. In attesa del tavolo al ministero dello sviluppo economico, si conferma il corpo originario del piano presentato dalla multinazionale.
Il punto cardine rimane quello dell’upstream, quindi esplorazione e estrazione, soprattutto in mare. “L’obiettivo – si legge nel verbale sottoscritto dalle parti – è di effettuare nuove scoperte di giacimenti, prevalentemente a gas, che assicurerebbero continuità produttiva dei siti esistenti. L’attività pianificata consiste nella realizzazione di 4 campagne di acquisizione dei dati necessari per una definizione della struttura del giacimento da investigare e nella potenziale perforazione di 4 pozzi a mare e 3 pozzi a terra”.
Di seguito, i numeri indicati nel verbale. “Per le attività upstream si prevedono investimenti per circa 1,8 miliardi di euro con relativo passaggio a ruolo Enimed di 382 risorse di cui 120 saranno utilizzate su Gela mentre le altre 262 risorse lavoreranno presso altre realtà upstream in Italia e all’estero”.
Tutto, però, rimane vincolato alle autorizzazioni necessarie. “Tutte le attività – si legge – potranno essere avviate a seguito dell’ottenimento delle autorizzazioni ministeriali o regionali che si ipotizzano possano essere rilasciate entro il primo semestre 2015”.
Sul fronte della raffineria di contrada Piana del Signore, invece, il progetto Eni è la conversione a green refinery.
“La Green refinery – prevede il verbale – avrà una capacità di lavorazione di olio vegetale di circa 750 kt/a con entrata in esercizio nel primo semestre 2017”. Come si passerà dall’attuale sistema di raffinazione del greggio a quello green? “Per poter realizzare quanto sopra – prosegue il verbale – si procederà alla modifica degli impianti di desolforazione gasoli e flussanti, ad interventi di logistica per la ricezione del palm oil e la spedizione del biocarburante, alla modifica e all’adeguamento dei serbatoi, all’adeguamento degli impianti frazionamento aria e Texaco. Le utilites vapore e energia saranno garantite da una caldaia alimentata a fuel gas o a metano”.
Stando al verbale, inoltre, “la fase autorizzativa avrà una durata presumibile di 6-8 mesi”, sempre vincolata comunque “al completamento della fattibilità ecofining”, ovvero la tecnologia proprietaria di Eni alla base del progetto di riconversione. Nell’eventuale seconda fase, invece, “si prevede la realizzazione di un nuovo impianto steam reforming per la produzione d’idrogeno e un impianto di purificazione dell’olio di palma grezzo”.
Il verbale precisa che “viene confermata la fermata definitiva delle linee tradizionali con le relative bonifiche, cecature e scarico catalizzatore, con la finalità di mettere in conservazione gli impianti. Inoltre, si procederà al parziale riutilizzo degli asset esistenti finalizzati all’attuazione di quanto previsto dal progetto green refinery”.
Nel testo, ancora, si sottolinea che “per le attività della green refinery e dell’hub logistico si prevedono investimenti per 220 milioni di euro. L’attività di green refinery e hub logistico impiegheranno a regime 400 risorse che rimarranno a ruolo di Raffineria di Gela spa. Inoltre, rimarranno a ruolo Rage 110 risorse che oggi prestano la loro attività lavorativa presso altri siti del settore downstream”.
Alla lista ipotizzata si aggiunge il settore del risanamento ambientale, “per tale attività Eni prevede investimenti per circa 200 milioni di euro con la creazione di un pool di risorse pari a 30 unità lavorative, a ruolo a Gela, che saranno utilizzate secondo le necessità che si manifesteranno nelle attività specifiche di risanamento ambientale in ambito Eni”. Nell’elenco viene inserito anche il progetto guayule.
“Eni – si legge ancora – si impegna a realizzare, attraverso la sua controllata Versalis spa, uno studio di fattibilità per la realizzazione di un progetto per la produzione di lattici naturali partendo da prodotti naturali con il relativo sviluppo della filiera agricola. In particolare, si valuterà, coinvolgendo la regione Sicilia, la realizzazione di una filiera agricola, partendo dal guayule, creando un impianto di produzione di lattici naturali della capacità di 5 Kton/anno da realizzarsi all’interno della raffineria di Gela. Le potenziali ricadute occupazionali, a regime, sono stimate in circa 70-100 dirette, con riflessi positivi anche sullo sviluppo della filiera agricola. Lo studio si completerà entro 6 mesi”.
Infine, si elenca l’attività del Safety center che “impiegherà a regime 180 risorse, a ruolo a Gela, che saranno individuate tra il personale oggi a ruolo di Rage e sarà passato in diversi step a ruolo Eni”. Adesso, le parti che hanno firmato il verbale si rivedranno tra i tavoli del ministero dello sviluppo economico nel pomeriggio del 6 novembre. Nelle prossime ore, i vertici Eni incontreranno nuovamente gli esponenti Ugl che hanno scelto di non firmare. “Lo abbiamo fatto – spiega il segretario dei chimici Ugl Andrea Alario – perché riteniamo che l’accordo debba essere definito a Roma. Solo in questo modo, si rispetta il territorio e si possono rispettare tutte le parti interessate”.   

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