Gela. Emergono anche contraddizioni e divergenze tra pentiti a Firenze nell’ambito del processo contro 19 mafiosi. A Firenze ha tra gli altri deposto Carmelo Massimo Billizzi, esponente di Cosa nostra di rilievo.
Il collaboratore ha smentito Smorta sull’attentato al giudice Tona. “In carcere si diceva solo che era colpevolista, come Cardinale, Sferlazza e Fiore, ma non abbiamo mai parlato di attentati. Smorta lo odiava perché aveva arrestato la moglie”. Sul piano contro Crocetta ha raccontato che l’ex sindaco avrebbe dovuto essere ucciso dopo dieci anni dalla scadenza del mandato, senza clamore e fingendo una rapina per il rancore che provava Daniele Emmanuello. Il latitante non riusciva a capire perché Crocetta nutrisse tanto odio nei suoi riguardi, visto che si conoscevano da ragazzi.
Crocifisso Smorta ha confermato l’avversità dei clan contro il giudice Alessandro Tona. “Era un giustizialista – ha detto a Firenze il pentito – in carcere di parlava spesso del magistrato. Dicevano tutti che era cattivo come giudice perché faceva arrestare persone anche innocenti come mia moglie. Non guardava neanche le carte processuali. Anche gli altri giudici non erano molto differenti. Condannavano sistematicamente tutti, anche quelli con certezza che erano innocenti”.
Smorta ha ammesso che Daniele Emmanuello voleva la morte di Rosario Crocetta. “Lo attaccava pubblicamente quando era sindaco in maniera pressante e in tutte le occasioni”. Sono emerse invece divergenze tra Crocifisso Smorta e Francesco Vella. Paolo Portelli ha invece fornito una versione diversa sugli attentati a Crocetta e Tona. “Si lamentavano di Crocetta per ragioni personali”.