Gela. Mentre le polemiche sono sempre più intense, con il sindaco Lucio Greco che si oppone all’aumento dei rifiuti destinati a Timpazzo, la Regione apre ai termoutilizzatori. C’è l’avviso rivolto ai privati che vogliano investire, realizzando questi impianti e gestendoli, attraverso il sistema della finanza di progetto. In totale, se ne prevedono due. Il dipartimento regionale acqua e rifiuti ha infatti pubblicato sul proprio sito (e a giorni lo sarà anche sulla Gazzetta ufficiale della Regione Siciliana e su quella comunitaria) l’avviso per l’affidamento in concessione della “progettazione, costruzione e successiva gestione fino a due impianti per il recupero energetico da rifiuti non pericolosi”. I termoutilizzatori dovranno avere, ciascuno, una capacità di trattamento da 350 a 450 mila tonnellate all’anno di rifiuti indifferenziabili e saranno situati: uno in Sicilia occidentale (nelle province di Agrigento, Caltanissetta, Palermo o Trapani) e l’altro nella zona orientale (Catania, Enna, Messina, Ragusa e Siracusa). L’iter seguito è quello della finanza di progetto, pertanto le risorse dovranno essere messe a disposizione dalla società aggiudicataria, che dovrà anche gestire l’impianto in concessione. Gli operatori economici interessati all’avviso pubblico, firmato dal dirigente generale del dipartimento Calogero Foti, dovranno inviare la documentazione entro novanta giorni. L’avvio della procedura per la realizzazione dei due impianti era stato preannunciato, nei giorni scorsi, dallo stesso presidente della Regione Nello Musumeci, in conferenza stampa con l’assessore al ramo Daniela Baglieri. “Con questa scelta, condivisa da diverse Srr – commenta il governatore Musumeci – apriamo una nuova stagione che consentirà alla Sicilia di liberarsi finalmente dalla schiavitù delle discariche e allinearsi alle più avanzate Regioni del nord. Nel frattempo, dobbiamo lavorare per finanziare i nuovi impianti che i Comuni vorranno programmare e per incrementare la raccolta differenziata, già passata dal 20 al 42 per cento”.
L’Arci provinciale, attraverso il presidente Giuseppe Montemagno, si oppone alla linea della Regione, sui rifiuti. “La scelta di conferire i rifiuti di mezza Sicilia nella discarica di Timpazzo, a Gela, evidenzia ancora una volta la mancanza di un progetto di sviluppo chiaro per un territorio che da anni aspetta l’avvio delle tante annunciate bonifiche e che è interessato da un Piano di risanamento ambientale mai pienamente attuato anche per responsabilità della Regione. Piuttosto che pensare al potenziamento dei servizi sanitari, ridotti ai minimi termini, o a creare le condizioni per realizzare quelle infrastrutture necessarie a mettere in moto processi produttivi e di sviluppo, il governo Musumeci continua a preferire le aree della provincia nissena quale luogo di deposito di rifiuti di ogni tipo. Appena pochi mesi fa due miniere dell’area del Vallone tra San Cataldo, Milena e Serradifalco, erano state individuate quali sedi di stoccaggio dell’amianto proveniente da diverse aree della Sicilia, insieme alla miniera di Pasquasia nella vicina Enna. Territori che avrebbero bisogno di interventi di bonifiche e messa in sicurezza e che invece, ancora una volta, continuano ad essere considerate da questo governo, come da quelli precedenti, delle autentiche discariche e le popolazioni residenti costrette a subire le scelte di governanti incapaci di trovare soluzioni a questioni che si trascinano da decenni. Chiediamo maggiore rispetto per le cittadine ed i cittadini di quest’area della Sicilia – spiega Montemagno – che hanno già pagato un duro prezzo al mancato sviluppo del territorio in termini di salute, qualità della vita, lavoro e servizi. La popolazione provinciale si è ridotta di quasi 20 mila unità negli ultimi cinque anni, soprattutto tra le fasce giovanili. Dal Governo regionale ci saremmo aspettati impegni concreti di altro tenore in grado di offrire prospettive di sviluppo serie e durature: per l’area industriale di Gela, per la sanità, per la viabilità nel Vallone, per la qualità dei servizi a Caltanissetta, per contrastare il fenomeno delle emigrazioni dei giovani dalle aree interne, per la valorizzazione delle aree archeologiche e naturalistiche. Invece solo parole e tanta monnezza”.