Gela. Gruppi di giovani, più o meno organizzati, ma non solo. In città, non si spegne la preoccupazione sul fronte dei furti e dei danneggiamenti di fuoco. Stando ai dati inseriti nel bilancio sociale
reso pubblico dai magistrati della procura, coordinati dal procuratore Lucia Lotti, tra l’estate di due anni fa e il giugno dello scorso anno, ben 1.299 casi di furto sono stati segnalati alle forze dell’ordine.
Si tratta, principalmente, di colpi messi a segno per portare via automobili, cavi di rame e ogni altro bene facilmente reperibile anche all’esterno.
“Sono sovente illeciti – si legge nel report – che vengono perpetrati fuori dall’area urbana, molto difficili da contrastare. Si avverte l’esigenza, sul punto, di una più decisa azione di coordinamento tra le forze dell’ordine e anche tra uffici giudiziari, dando luogo la sottrazione di rame ad un vero e proprio mercato parallelo”.
649, invece, sono stati i furti in abitazione. Numeri che trovano conferma nella costante preoccupazione vissuta soprattutto dai residenti di alcuni quartieri più sensibili. “Quando vengono colpite abitazioni in città – scrivono ancora i magistrati – si tratta di episodi delittuosi programmati e realizzati tra due/tre soggetti che operano con velocità ed efficienza, sovente con modalità particolarmente insidiose. Come si è sottolineato, l’azione di contrasto nel settore mira ad essere più possibile incisiva, con continui arresti in flagranza e le misure cautelari richieste ed ottenute nei confronti di responsabili di molti episodi del genere. Va rilevato che, quasi sempre, si ha a che fare con soggetti molto giovani, spesso minorenni, scaltri ed aggressivi. E’ chiaro che il fenomeno, progressivamente acuito a causa dell’irrisolto stato di disagio socio-economico di tanti giovani a rischio, dalla penuria di prospettive e dalla povertà culturale, non può che destare forte allarme”.
Neanche gli avvertimenti di fuoco si sono fermati e, così, 249 casi sono finiti sotto la lente d’ingrandimento degli inquirenti: in aumento rispetto ai 202 del periodo precedente. “L’origine dei numerosi episodi che ancora si registrano può essere la più varia – continua la relazione – vandalismo in genere, rappresaglie per controversie personali o familiari o per futili motivi, intenti estorsivi, modalità per condizionare le scelte di titolari di attività commerciali, frodi alle compagnie di assicurazione e, soprattutto, depistaggi per sviare l’attenzione delle forze dell’ordine allo scopo di coprire altre attività illecite in corso di svolgimento. Il danneggiamento mediante incendio continua a manifestarsi, al di là dei casi in cui è diretta espressione di dinamiche di criminalità organizzata, come espressione di situazioni di disagio ed incultura di fasce giovanili provenienti da aree a rischio”.
Superano, anche se di poco, quota sessanta le rapine. In quattordici casi, però, si è giunti ad individuare i possibili responsabili. Anche la crisi economica sembra incidere sull’aumento degli illeciti fiscali, 102 casi sono finiti sui tavoli della procura. Settantuno, invece, sono i procedimenti avviati sul fronte dei reati ambientali.
“Buona parte dell’attività della procura – si conclude – è mirata alla trattazione di indagini e processi nella materia, sia con riguardo al complesso del territorio (discariche abusive, traffici vari di rifiuti), sia con riguardo alle diverse problematiche che scaturiscono dall’attività pregressa ed attuale della Raffineria di Gela Spa”.