Gela. L’Assemblea territoriale idrica ha formalizzato l’ingresso nel consiglio di amministrazione dei sindaci Di Stefano e Tesauro, primi cittadini eletti nell’ultima tornata, a Gela e a Caltanissetta. E’ stato lungo il confronto tra i rappresentanti dei Comuni che fanno parte dell’Ati. Erano in programma sia l’assemblea sia il consiglio direttivo. Il presidente Conti ha voluto analizzare l’intera fase, segnata dalla siccità e dall’esigenza di implementare gli investimenti. Il servizio idrico, a partire da Gela, è spesso al centro di tante polemiche e l’intento ribadito durante l’incontro è di rafforzare i controlli ma anche di arrivare ad un’efficienza maggiore. La situazione generale non è delle migliori. Siciliacque e Caltaqua, pure sulla scorta di quanto accade in città, sono state più volte richiamate ad assicurare un servizio che vada incontro ai bisogni legittimi degli utenti. Sono stati approvati alcuni strumenti finanziari, lo schema di rendiconto 2023 e il piano esecutivo di gestione per il 2024. Il sindaco Di Stefano, con il sostegno degli altri componenti del cda, ha spiegato che Ati va resa pienamente operativa e bisognerà attingere dai finanziamenti e dagli strumenti, previsti pure da Arera, per dotarla di personale. E’ un punto che il cda affronterà da subito. Rimane vuota, almeno per ora, la casella manageriale del direttore generale. Il consiglio d’amministrazione individuerà il candidato al quale affidare l’incarico saliente nell’intera organizzazione dell’Assemblea territoriale. In lizza, tra le figure selezionate da una commissione esterna, c’è anche l’architetto Antonino Collura, attuale dirigente comunale e con esperienza proprio nel ruolo di manager Ati, ricoperto nella prima fase di pieno avvio dell’Assemblea, che sovraintende il ciclo idrico sul territorio.
“Chiediamo la massima efficienza del sistema e lavoriamo per questo – precisa Conti – bisogna migliorare il sistema di segnalazione verso Caltaqua, con un call center che sia pienamente attivo. La governance dei sindaci vuole essere combattiva nell’interesse degli utenti”. Tra investimenti, infrastrutture da sviluppare e un servizio ancora difficile da monitorare nel suo complesso, l’Ati dovrà probabilmente fare un salto di qualità nel porsi come baricentro del ciclo idrico territoriale, fortemente segnato non solo dalla siccità ma inoltre da vuoti di programmazione accumulati nel tempo. Quello che accade per le dighe è esemplificativo e il ciclo delle acque reflue, destinato alle campagne, è un altro versante che l’Ati sta cercando di concretizzare.