Gela. Fino ad ora, l’area di crisi complessa che avrebbe dovuto rianimare le sorti economiche del territorio, piuttosto asfittiche, non ha prodotto molto. Neanche l’accordo di programma, finanziato con venticinque milioni di euro, è servito a dare vita ad una nuova fase, che non parli solo di Eni. Una vicenda che finisce sul tavolo della commissione industria del Senato. Invitalia ha comunicato che un unico progetto è stato finanziato, su un totale di appena sei domande presentate. L’istruttoria è stata superata dall’investimento della “Brunetti packaging”. Per il resto, nient’altro. Sull’accordo di programma da venticinque milioni di euro, garantiti da governo e Regione, c’è la firma dell’ex ministro dello sviluppo economico Luigi Di Maio. I grillini locali, in più occasioni, hanno spiegato di non aver mai veramente condiviso il metodo che portò l’ex giunta Messinese a predisporre l’accordo, poi coperto dal cappello istituzionale. I pentastellati sanno che si poteva fare certamente meglio, in un’area di crisi complessa che raggruppa più di venti Comuni. “Sto spingendo per aprire una nuova finestra sull’area di crisi complessa di Gela”, spiega il senatore grillino Pietro Lorefice. Il vicesindaco Terenziano Di Stefano, dopo la comunicazione ufficiale giunta da Invitalia, ha ribadito che le somme rimaste inutilizzate verranno rimesse a bando, ma con la nuova disciplina varata dal ministro Stefano Patuanelli. Criteri meno restrittivi dovrebbero consentire l’accesso ad aziende che non abbiano a disposizione, da subito, capitali superiori al milione e mezzo di euro. “Adesso, c’è la possibilità per almeno tre aziende di mettersi insieme, con quote da quattrocentomila euro a testa – aggiunge Lorefice – la nuova disciplina va a garanzia di quelle società che altrimenti non avrebbero mai potuto ambire ai finanziamenti”.
Dell’area di crisi complessa di Gela si parlerà in commissione industria al Senato. “Il presidente Gianni Girotto – dice ancora Lorefice – ha avviato una fase di approfondimento su tutte le aree di crisi italiane e la prossima in programma è proprio quella di Gela. Stiamo lavorando per arrivare a dei miglioramenti, ma soprattutto bisogna saper spendere i soldi che vengono messi a disposizione del territorio”. Gli strumenti istituzionali, nel tempo, si sono susseguiti, ma senza lasciare traccia in una città malata cronica di crisi.