Gela. L’approvazione della risoluzione sull’area di crisi complessa locale potrebbe sbloccare una stasi che dura da anni, senza investimenti e con la grave assenza di vere soluzioni di sviluppo. Gli approfondimenti condotti dai senatori hanno coinvolto istituzioni, tecnici e parti sociali e le manchevolezze di uno strumento che doveva essere di ripartenza economica sono più che evidenti. Il senatore grillino Pietro Lorefice ha partecipato allo sviluppo di tutte le attività e all’indagine vera e propria sull’area di crisi, mai decollata. Ritiene fondamentale il voto formalizzato in commissione, che ora impegna direttamente il governo nazionale, ma non trascura i ritardi che si sono sommati. “La linea espressa dai parlamentari, che ha anche messo in luce in maniera evidente le manchevolezze e i ritardi di alcuni dei firmatari dell’accordo di programma, tra i quali la Regione Siciliana, è quella di rivedere in profondità il progetto di riconversione e riqualificazione industriale”, dice Lorefice. La commissione, tra gli impegni primari, prevede che sia il territorio locale ad ospitare il Centro nazionale di ricerca sull’idrogeno, chiudendo un cerchio aperto da Eni con la riconversione. Nel documento finale, si spinge sul fronte della portualità, nel tentativo di attrarre gruppi privati del settore; sulle infrastrutture viarie, con in testa la Gela-Siracusa e la Castelvetrano-Gela; infine, sugli interventi risolutivi per le dighe, mai veramente al servizio del territorio. L’accordo di programma, come era già emerso, va prorogato oltre la scadenza fissata del prossimo ottobre. La commissione ritorna sulla necessità di individuare ulteriori fondi, possibilmente nazionali e non europei, così da rimpinguare il “plafond” previsto per l’area di crisi che ha Gela come capofila, ma ricomprende oltre venti Comuni. I venticinque milioni di euro sono stati ritenuti insufficienti, fin dal primo momento. Il Prri è da “rivisitare” e nell’accordo di programma va integrata la Zona economica speciale. I senatori, inoltre, richiedono di attivare il fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione, che consentirebbe percorsi di formazione per i lavoratori esclusi dal ciclo produttivo, insieme ai piani previsti da Anpal per aree come Gela e Termini Imerese. Oltre a semplificare le procedure per gli investimenti, dalla commissione del Senato arriva l’indicazione, vincolante, di aggiornare il piano di risanamento ambientale del Sin, trovando risorse per dar seguito ai progetti previsti e alle attività di bonifica. Il passaggio finale è un ulteriore impegno che i senatori inoltrano al governo nazionale. Per l’area di Gela, infatti, ritengono indispensabile attivare uno strumento istituzionale come il Cis. Il Contratto istituzionale di sviluppo sembra un passaggio che mette d’accordo tutti.
“L’auspicio è che la risoluzione sblocchi una volta per tutte la fase di stagnazione nella quale è caduta l’area di crisi di Gela. Ad oggi i buoni propositi previsti nell’accordo di programma sono stati inefficaci o disattesi da chi doveva dare impulso e risorse ai territori, comunque non in grado di trovare soluzioni ai tanti problemi del comprensorio per la creazione di nuove aziende e nuovi posti di lavoro. Nessun investimento veramente concretizzato, tranne quello di un’azienda gelese per la produzione di packaging che non ha ancora avviato i lavori, procedure infinite e obiettivi non raggiunti per le tante opere e progetti calati nel Prri, tra i quali quelli del “Patto per il Sud” che hanno visto spesso il loro definanziamento da parte della Regione per oltre 100 milioni di euro. Serve adesso – conclude Lorefice – dare nuova linfa alla cosiddetta area di Gela, che comprende ventitré Comuni di quattro province, nella speranza che tutti gli attori che sono stati coinvolti già nella firma dell’accordo di programma, si diano veramente l’obiettivo di trovare soluzioni per i problemi che attanagliano il nostro territorio, prescindendo dal colore politico”.