Gela. Attualmente, si trova agli arresti domiciliari nella sua abitazione di contrada Scavone: i tecnici comunali, però, già alcuni mesi fa, hanno emesso un provvedimento che lo dovrebbe costringere a lasciare l’appartamento gestito dall’Istituto autonomo case popolari.
Non avrebbe diritto di risiedervi. Per questa ragione, il ventinovenne Vincenzo Ieva, attraverso i suoi legali di fiducia, ha scelto d’impugnare l’ordinanza firmata dal sindaco Angelo Fasulo.
Nonostante il tentativo, però, i magistrati del tribunale amministrativo di Palermo hanno giudicato infondato il ricorso presentato. Il verdetto è solo provvisorio, in attesa che si entri nel merito della questione.
Stando all’ordinanza, comunque, non ci sarebbero i presupposti per accogliere le richieste dei legali di Ieva. In sostanza, davanti al provvedimento che lo costringerebbe a lasciare l’abitazione, gli avvocati hanno chiesto la sospensione degli effetti. Richiesta ritenuta infondata e, quindi, almeno per il momento, valutata negativamente.
Di recente, Ieva è stato sottoposto alla misura degli arresti domiciliari dopo aver ricevuto un provvedimento di custodia cautelare firmato dai magistrati che hanno coordinato l’indagine anti-droga “Bombola d’oro”.
Senza una residenza stabile, peraltro, non avrebbe la possibilità di scontare la misura decisa dai magistrati. Una situazione perlomeno intricata che il ricorso al tar non ha contribuito a risolvere.