“Pellegrino mi chiese solo lavoro”, imprenditore nega estorsioni: verrà risentito Di Stefano

 
0
Gianluca Pellegrino al momento del blitz "Falco"

Gela. Molti “non ricordo” nella testimonianza, resa in aula, da uno degli imprenditori che avrebbe subito pressioni e richieste di denaro da Gianluca Pellegrino. Il trentacinquenne, coinvolto nell’inchiesta antimafia “Falco”, per gli inquirenti sarebbe stato il tramite tra i vecchi boss della famiglia Emmanuello e le nuove leve. “Non ho mai subito estorsioni da Gianluca Pellegrino”, ha spiegato il testimone, rispondendo alle domande del pm della Dda di Caltanissetta Matteo Campagnaro. “Mi ha chiesto solo lavoro per lui e per il fratello”, ha proseguito. Gli inquirenti, invece, sono certi che Pellegrino avrebbe imposto l’assunzione di operai all’azienda dell’imprenditore, che in quel periodo aveva acquisito subappalti nei cantieri per l’acquedotto Gela-Aragona. Ci sarebbe lui, secondo le accuse, dietro agli spari contro il garage dell’abitazione del titolare dell’azienda, che non denunciò i fatti. In aula, nonostante le evidenti ritrosie, il testimone ha però ammesso di aver subito altre possibili intimidazioni, sempre a colpi di arma da fuoco, ma senza saper individuare gli eventuali responsabili. La difesa di Pellegrino, sostenuta dall’avvocato Giacomo Ventura, ha avanzato richiesta per l’eventuale esame del collaboratore di giustizia Giovanni Canotto. Il giovane, con un passato criminale già piuttosto rilevante, avrebbe dovuto fornire particolari su alcuni episodi attribuiti a Pellegrino da un altro collaboratore, Roberto Di Stefano, che invece verrà nuovamente esaminato. Tra gli episodi che Di Stefano attribuisce all’imputato, l’aver fornito ad Angelo Meroni la pistola, poi usata per uccidere Francesco Martines, freddato all’interno di un’automobile, in via Dell’Acropoli. La testimonianza di Canotto, in questa fase, non è stata ammessa, così come quella di un altro imprenditore, che secondo Di Stefano avrebbe subito minacce da Pellegrino. Non è da escludere che la difesa possa ritornare a chiederle.

Nel giudizio, anche se non rispondono di associazione mafiosa, sono imputati Nunzio Alabiso, Emanuele Campo, Giovambattista Campo, Pietro Caruso, Nicolò Ciaramella, Giuseppe Di Noto, Emanuele Emmanuello, Angelo Famao, Emanuele Faraci, Guido Legname, Francesco Metellino, Alessandro Pellegrino, Rosario Perna, Daniele ed Emanuele Puccio, Emanuele Rolla, Loreto Saverino, Melchiorre Scerra, Angelo Scialabba, Orazio Tosto e Gaetano Davide Trainito. Tutti coinvolti nell’inchiesta, sono difesi dagli avvocati Flavio Sinatra, Davide Limoncello, Cristina Alfieri, Francesco Enia, Carmelo Tuccio, Salvo Macrì, Filippo Spina, Ignazio Raniolo, Maurizio Scicolone, Raffaela Nastasi, Mario Brancato, Salvatore Priola, Alessandro Del Giudice, Carlo Aiello, Salvatore Pappalaro e Antonio Impellizzeri.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here