Gela. Il prossimo gennaio, saranno i giudici palermitani del Tar a rimettere sul tavolo delle valutazioni, questa volta giuridiche, l’esito elettorale delle amministrative, che ha dato la vittoria all’avvocato Lucio Greco e alla sua alleanza. Non ci sarà, però, solo il ricorso presentato dalla coalizione di centrodestra (a guida leghista) per annullare il risultato delle consultazioni, ma i giudici amministrativi dovranno valutare anche l’azione che potrebbe rimettere in gioco il candidato di “Avanti Gela” Sara Cavallo, prima dei non eletti. In questo caso, in bilico ci sarebbe lo scranno occupato da Romina Morselli, di “Un’Altra Gela”. L’ex consigliere Cavallo, insieme ai suoi legali, ha chiesto di rivedere l’assegnazione del premio di maggioranza, che ha permesso ai pro-Greco di mettersi in tasca quindici consiglieri e non quattordici, come invece ritiene l’entourage della candidata rimasta fuori da Palazzo di Città. Dopo il deposito del ricorso, Morselli si è costituita, insieme al sindaco Lucio Greco. Contesteranno le istanze presentate dal consigliere uscente. Intanto, i giudici del Tar Palermo un primo segnale, su questo versante, sembrano averlo dato. Hanno bocciato un’azione, praticamente analoga a quella intrapresa da Cavallo, ma relativa al Comune di Bagheria. Anche in questo caso, il candidato (primo dei non eletti), che era a supporto dell’aspirante sindaco sconfitto, si è rivolto al tribunale amministrativo sostenendo che l’Ufficio centrale elettorale avrebbe dovuto applicare un premio di maggioranza con il riconoscimento di quattordici consiglieri al sindaco vincente e non quindici, come invece è accaduto a Bagheria ma anche a Gela. Il ricorso è stato respinto. Secondo i giudici amministrativi, è “infondato”. “Opinando alla stregua di quanto prospettato dal ricorrente – si legge nella sentenza emessa sul caso di Bagheria – l’arrotondamento per difetto della percentuale sopradetta comporterebbe che i seggi assegnati alla “maggioranza” risulterebbero pari ad una percentuale inferiore a quella prevista dalla Legge (60%), in spregio allo ratio legis della previsione normativa”.
Quindi, per i magistrati amministrativi non sarebbe possibile rivedere il calcolo del premio di maggioranza, assegnato alla coalizione del sindaco vincente. Nel ricorso presentato dal candidato rimasto fuori dall’assise civica di Bagheria, inoltre, si faceva riferimento ad una più attenta valutazione dei criteri usati per l’assegnazione del seggio al candidato sindaco, risultato sconfitto. Anche in questo caso, però, niente da fare, almeno per quanto riguarda Bagheria. “La predetta operazione di “prededuzione” del seggio – si legge ancora – spettante al miglior candidato sindaco non eletto, operi solamente rispetto liste e coalizioni di liste non collegate al sindaco eletto in un momento successivo, ossia a “a valle”, rispetto alla individuazione dei seggi spettanti a tali ultime liste. Nessuna opzione ermeneutica consente, invero, di ritenere che la predetta deduzione vada operata a monte rispetto al totale del numero dei consiglieri di cui si compone l’organo elettivo, come prospettato dal ricorrente”. A fine gennaio, invece, tocca al caso Gela, con tre ricorsi già depositati.