Infiltrazioni mafiose nell’eolico, sequestro a Valenti in Basilicata: interrogazione a ministri

 
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Gela. Investimenti dubbi, spesso finalizzati da imprenditori, risultati vicini ai clan. E’ successo con il cinquantasettenne gelese Santo Valenti, a processo per l’inchiesta antimafia “Extra fines”, che intanto aveva concluso affari per le pale eoliche, in Basilicata. Due impianti, riconducibili ad un’azienda di famiglia, sono stati sequestrati. Il boom dell’eolico nel territorio lucano continua ad essere osservato con sospetto. A fianco dei grandi investimenti delle principali aziende del settore, ci sono quelli di imprese a “rischio”, magari usate come copertura per riciclare denaro, investendo su un business che in questi anni tira il mercato. Dopo il sequestro fatto scattare dalla Dia nissena ai danni di Valenti, la vicenda finisce sui tavoli del ministro dell’interno e di quello dell’ambiente. Il deputato nazionale del Movimento cinque stelle Gianluca Rospi è partito dal caso degli impianti sequestrati al gelese, per chiedere spiegazioni al governo, soprattutto rispetto alle misure da attuare per evitare infiltrazioni criminali, in un mercato che già in passato ha dimostrato di essere fin troppo permeabile agli interessi della criminalità. “Il settore dell’eolico è oggetto da anni di infiltrazioni mafiose, tanto è vero che nei giorni scorsi la Dia di Caltanisetta ha posto sotto sequestro due impianti eolici, in provincia di Potenza, perché di proprietà dell’imprenditore Santo Valenti, ritenuto dagli inquirenti contiguo al clan mafioso del boss Rinzivillo, di Cosa Nostra gelese. L’operazione della Dia di Caltanissetta riaccende i riflettori sulla gestione dell’eolico in Basilicata – ha spiegato il parlamentare – settore ad alto rischio di infiltrazioni criminali provenienti da altre regioni. Allarme contenuto anche all’interno del rapporto sulle Ecomafie 2019 di Legambiente. Purtroppo in moltissime aree della Basilicata, così come del sud Italia, si sta assistendo ad una proliferazione incontrollata di impianti eolici che deturpano il territorio, rendendo la vita impossibile alle popolazioni locali, e rispondendo solo alla logica dell’interesse economico, agevolando anche infiltrazioni della criminalità organizzata”.

Una disamina che ha deciso di sottoporre al governo. Dall’indagine sugli investimenti di Valenti e della sua famiglia, è spuntato anche l’incarico di progettazione affidato alla Ne2G, della quale è socio l’ex vicesindaco Simone Siciliano. Né l’ingegnere né l’altro socio sono indagati e hanno spiegato di non aver avuto alcun sospetto sul conto della moglie di Valenti, che si era rivolta a loro. “In quel periodo non c’era alcuna segnalazione – ha detto Siciliano – per noi, era un cliente come tanti altri”.

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