Gela. “Non possiamo celebrare il funerale di questa città”. Lo dice chiaramente il presidente del consiglio Giuseppe Fava a poche ore di distanza da una riunione, informale, convocata a Palazzo di Città
per delineare le prossime mosse in vista del possibile sblocco dei primi lavori all’interno della fabbrica Eni di contrada Piana del Signore. Il nodo di tutto, infatti, si chiama indotto: con tanti operai ancora in attesa di conoscere l’immediato futuro e imprenditori che fanno fatica a predisporre programmi di lavoro in assenza di commesse immediate.
Non a caso, un gruppo d’imprenditori ha preso parte a questo vertice di fine settimana. Oltre al primo cittadino Angelo Fasulo e al presidente del consiglio, a Palazzo di Città si sono visti anche l’assessore Giuseppe D’Aleo, il vice presidente del civico consesso Vincenzo Cirignotta e i consiglieri Guido Siragusa e Giuseppe Morselli.
“I lavori che possono partire subito – continua Fava – sono essenziali in questo primo periodo. Eni deve andare incontro alle esigenze. Il rischio è di far scoppiare una guerra tra poveri. Non dimentichiamo che la questione, purtroppo, non riguarda solo gli operai dell’indotto che, giustamente, si sono fatti sentire nelle ultime settimane. I problemi sono tanti. Ci sono le operatrici e gli operatori sociali. Se non si farà in fretta ad approvare il bilancio di previsione, si aprirà anche il caso dei dipendenti comunali che potrebbero avere difficoltà nel ricevere gli stipendi”.
Gli imprenditori presenti alla riunione hanno ribadito l’evidente flessione e chiesto un intervento istituzionale che possa favorire una risoluzione, seppur parziale, del caso.
“Già da lunedì – conclude Fava – chiederemo un incontro alla presenza del prefetto e delle organizzazioni sindacali. Dobbiamo pensare all’immediato, alle prossime settimane. Al momento, non si può ragionare di massimi sistemi. Bisogna farlo tutti insieme. Per questo motivo, faccio fatica a capire quelli che si stanno voltando dall’altra parte, schivando le responsabilità”.