Gela. “Si prostituivano per quindici euro a prestazione”. Erano soprattutto giovani romene quelle che incontravano clienti, facendo la spola tra Gela, Niscemi e Butera, spingendosi in alcuni casi anche in provincia di Ragusa. A procacciarglieli erano almeno due italiani. Particolari forniti, in aula, da uno dei poliziotti che si occupò dell’inchiesta. “Iniziammo ad approfondire queste vicende – ha detto davanti al collegio penale del tribunale – dopo aver intercettato alcune conversazioni telefoniche, durante attività tecnica su un giro di droga”. Le attenzioni dei poliziotti si concentrarono soprattutto su chi avrebbe poi messo in contatto e fatto incontrare giovani e clienti, interessati a rapporti sessuali a pagamento. Devono rispondere alle accuse in giudizio, Maurizio Ticli, Luigi Sbirziola, Vasile Roma, Violeta Mirai e Sorin Parauta. Gli incontri avvenivano principalmente in alcuni stabili, riconducibili agli imputati. Ci sarebbe stata una stretta collaborazione tra italiani e romeni. Spesso, è stato riscontrato che le giovani che si prostituivano erano legate da rapporti sentimentali a chi le sfruttava. “Alcuni chiedevano di consumare il rapporto, senza pagare – ha spiegato il poliziotto rispondendo alle domande del pm Mario Calabrese – gli si faceva credito. I soldi venivano riscossi successivamente”.
Un giro che sarebbe andato avanti per diverso tempo. I clienti non sarebbero mai mancati e prima di fissare gli incontri, avrebbero anche avuto la possibilità di visionare foto delle ragazze, fornite dagli sfruttatori. L’investigatore, chiamato a testi minare in aula, ha anche riposto alle domande dei legali di difesa, gli avvocati Carmelo Tuccio, Giuseppe Ferrara, Ivan Bellanti, Francesco Cottone e Cristian Parisi.