Gela. Ieri, il sindaco Lucio Greco ha ufficializzato di aver chiesto la risoluzione del contratto, che lega i comuni dell’Ato Cl6 al gruppo italo-spagnolo Caltaqua. Troppi disservizi e impegni non rispettati, sul fronte della gestione idrica. Nelle ultime settimane, però, il peso dei privati si fa sentire ancora di più, con bollette salate recapitate agli utenti, a fronte di un servizio che troppo spesso lascia a desiderare. Sul fronte dei rincari, il coordinatore cittadino di “Siciliani verso la costituente”, Flavio Di Francesco, contesta il sistema che sta portando nelle case di centinaia di famiglia conguagli da capogiro. “Il conguaglio 2018 sarebbe avvenuto sulla base dei consumi rilevati dall’1 gennaio 2018 e in pagamento entro il terzo trimestre 2019. Il problema che si riscontra è nella quantificazione della tariffa e in molti altri aspetti. Ci chiediamo come sia stato possibile apportare aumenti dal 2016, dall’ultima delibera ex Ato in liquidazione, intorno al 35 – 40 per cento medio – dice Di Francesco – come mai l’aumento non è stato calmierato in questi anni in modo da essere calcolato gradualmente anno dopo anno? E, soprattutto, come mai le nuove fatture che stanno arrivando riportano alla voce conguaglio 2018 zero metri cubi? Ovvero, a quanto viene calcolata l’acqua che stiamo pagando? Secondo quale fascia tariffaria di consumi? I cittadini sono stati avvisati preventivamente, lo scorso anno, degli aumenti che sarebbero sopraggiunti Avrebbero sicuramente potuto intervenire sui propri consumi”. Una serie di discrasie che incidono sui costi, sempre più sproporzionati. “Riteniamo che si debba fare chiarezza su questi interrogativi e soprattutto, se dovute, le somme siano rateizzate in più trimestri, o meglio, calcolare il conguaglio secondo la prima fascia tariffaria – continua – non si comprende come mai i sindaci della provincia non costituiscano l’Ati, come la legge stabilisce, che è l’unico organismo titolato a decidere sulla gestione idrica”.
Poco chiaro appare, in questa fase, anche il ruolo dell’Ato Cl6 in liquidazione, il cui commissario Rosalba Panvini, ieri, ha ufficializzato il no alla rescissione del contratto con Caltaqua. “Come può un ente in liquidazione, l’ex Ato Cl6, decidere aumenti tariffari, considerato che si tratta di un ente dichiarato incompetente perfino a chiedere i finanziamenti alla Regione per la rete di Manfria e Roccazzelle, competenza che è soltanto dell’Ati non ancora costituita e che i sindaci dell’area di Caltanissetta si rifiutano di costituire – conclude Di Francesco – come è possibile accettare che a ragione della illegittimità di Ato ad operare si perdano finanziamenti pubblici per ben 9 milioni di euro ed invece sarebbe legittimo che l’ex Ato in liquidazione determini aumenti esorbitanti delle tariffe? Va da sé che per le stesse ragioni di legittimità ex Ato in liquidazione si dichiara incompetente ad agire
per strutturare il servizio degli scarichi fognari nel quartiere di Poggio Blasco. Riteniamo perciò urgente una forte azione politica ed amministrativa da parte del Comune di Gela ai tavoli istituzionali per sostenere un’azione ferma e decisa contro aumenti tariffari esagerati a fronte di un servizio che non soddisfa la cittadinanza, soprattutto che si dia una forte accelerazione alla istituzione dell’Ati, come hanno fatto gli altri comuni siciliani e nazionali e per non perdere importanti finanziamenti necessari alla razionalizzazione ed efficentamento delle reti”. L’impronta dei privati sul servizio continua a produrre una serie di evidenti incongruità, tutte a danno dei cittadini.
Volevo precisare per quando riguarda gli aumenti delle tariffe dell’acqua nel giro di 2 anni ho fatto i calcoli con le bollette precedenti ci sono stati aumenti di circa il 40 % perche’ da circa 3 euro al metro cubo almeno dal calcolo del 3 trimestre 2019 si e’ passati a circa 5 euro al metro cubo, da premettere che uso l’acqua solo per i servizi igienici, perche a parte compro sia l’acqua per cucinare che quella per bere. Ormai e’ diventata una situazione insostenibile