Gela. Condannato all’ergastolo lo scorso aprile dai giudici della corte d’assise d’appello di Caltanissetta per l’omicidio della cinquantaseienne Grazia Scimè ed il ferimento dell’ambulante Giuseppe Nicastro, risalenti al settembre del 1988.
Adesso, per il boss Alessandro Emmanuello non ci sarebbe più alcun termine utile per poter impugnare la condanna davanti ai magistrati della corte di cassazione.
Il condizionale è d’obbligo perché il legale nominato dallo stesso Emmanuello, l’avvocato Giuliano Dominici del foro di Roma, ha appena chiesto ai giudici nisseni la restituzione in termini. In sostanza, non avrebbe avuto notizia della nomina se non fosse stato per alcuni colleghi che lo hanno messo al corrente della scelta del condannato.
Per il legale, inoltre, non sarebbe stato semplice neanche interloquire con Emmanuello, prima detenuto nel penitenziario di Viterbo e, poi, trasferito, sempre sotto regime di 41 bis, in quello piemontese di Novara.
Così, dopo aver ottenuto la conferma della nomina dal presunto artefice della spedizione di morte costata la vita alla casalinga trovatasi in piazza Salandra negli stessi frangenti dell’agguato all’ambulante Giuseppe Nicastro, l’avvocato ha ufficialmente chiesto la restituzione in termine di modo da poter impugnare la sentenza di condanna.
Sia in primo che in secondo grado, Emmanuello è stato condannato al carcere a vita. In entrambe le occasioni, tre familiari della donna trucidata si sono costituiti parte civile con gli avvocati Carmelo Tuccio e Giovanni Cannizzaro.