Gela. Sono migliaia le pagine dell’ordinanza di custodia cautelare che hanno portato in carcere decine di presunti stiddari, al termine della maxi inchiesta “Stella cadente”. I pm della Dda di Caltanissetta e i poliziotti della mobile nissena hanno fatto affidamento anche sulle dichiarazioni rese da diversi collaboratori di giustizia. L’ultimo a parlare è stato il ventitreenne Giovanni Canotto, che nonostante la giovane età per anni è stato un “soldato”, a disposizione dei nuovi vertici stiddari ma anche di quelli di Cosa nostra. Nelle carte, spuntano anche azioni plateali, delle quali erano a conoscenza sia gli stiddari che gli affiliati a Cosa nostra. Roberto Di Stefano, tra le altre cose, ha raccontato i risvolti di due concerti che, nell’estate del 2012, si tennero in città. Nell’arco di poco più di un mese, Tiziano Ferro e Gigi D’Alessio si esibirono, portando migliaia di spettatori e una vasta organizzazione. Gli stiddari, però, avrebbero voluto che lo staff catanese dell’evento si mettesse a posto, pagando un totale di 15 mila euro. A chiedere i soldi, secondo il collaboratore di giustizia, furono Salvatore Antonuccio (ora indagato nell’inchiesta “Stella cadente”) ed Emanuele Palazzo (che non è coinvolto in questa indagine). Le dichiarazioni di Di Stefano vengono riportate tra le carte del maxi blitz, messo a segno negli scorsi giorni. Si tratta di una vicenda che comunque non rientra tra quelle contestate. Gli stiddari, con il lasciapassare di Cosa nostra, imposero il pagamento al referente dell’agenzia che si occupava dell’organizzazione, “un tale Napoletano che io sconoscevo assolutamente”, ha riferito il collaboratore. Inizialmente, rifiutò.
Al termine del concerto di Ferro, però, gli stiddari fecero bruciare le gomme di uno dei camion usati dallo staff, parcheggiato a ridosso dello stadio “Vincenzo Presti”. Secondo Di Stefano, era la risposta degli stiddari al mancato pagamento. Il referente dell’agenzia che coordinava gli eventi, dopo quanto accaduto, e prima del concerto di Gigi D’Alessio, avrebbe poi contattato gli stiddari, accordandosi per un pagamento da cinquemila euro. Da quanto emerge, i soldi non arrivarono mai nelle mani degli stiddari, che però sarebbero stati dietro all’intimidazione con il fuoco.