Gela. I legali di Domenico Giuseppe Cafà hanno depositato il ricorso in Cassazione per chiedere l’annullamento della condanna di secondo grado. Cafà è stato condannato a 26 anni di carcere per l’omicidio del commerciante Luciano Bellomo, ucciso il 24 settembre del 2007 in viale Enrico Mattei.
Le sentenze dei primi due gradi di giudizio sono state contrastanti. La corte d’Assise ha assolto una prima volta Cafà ma nel frattempo il presunto complice venne condannato a 15 anni. La posizione di quest’ultimo influì e non poco nel giudizio di secondo grado, che venne dunque ribaltato con la sentenza di condanna a 26 anni.
Uno degli elementi su cui si fonda la sentenza d’appello riguarda le dichiarazioni del pentito Massimo Billizzi, che per un periodo fu recluso nello stesso carcere con Cafà. Nell’ottobre del 2008 Billizzi era recluso recluso a Caltanissetta insieme a Crocifisso Smorta, altro pentito.
“Vista la situazione che si era creata se lo meritava questa persona…”, avrebbe detto Cafà a Smorta, “lui era imputato in quel procedimento e sperava di farla franca. Non mi ha manifestato di essere innocente”.
Questo avrebbe detto Smorta a Billizzi. Quasi una ammissione di colpa. “E se anche non fosse vero – si è chiesto l’avvocato Macrì, parte civile nel processo -che motivo aveva di dire che Bellomo meritava di essere ucciso?”.
Tra gli altri elementi anche la presenza di particelle di polvere da sparo sulla mano. Cinque ore dopo l’omicidio la presenza di tracce sul metacarpo sono una prova tangibile, che va “oltre il ragionevole dubbio” espresso dalla corte d’Assise in primo grado. Adesso toccherà alla Cassazione mettere la parola fine all’omicidio del giovane commerciante.