Gela. Una laurea in lettere con indirizzo classico, una specializzazione in linguistica e glottologia, un dottorato di ricerca tra le cattedre dell’università francese di Aix-Marseille, l’insegnamento universitario, diverse pubblicazioni su riviste scientifiche internazionali e la prospettiva dell’avvio di un rapporto di ricerca
con il centro di studi romanzi di Marsiglia. Nonostante ciò, il trentenne Vincenzo Pardo, da oltre un anno, non sa più nulla del ricorso presentato per l’abilitazione all’insegnamento in Italia.
“E’ tutto assurdo – spiega il giovane partito dalla città diversi anni fa – nonostante svolga la mia attività di ricerca universitaria quasi esclusivamente in Francia, ho voluto partecipare al concorso per l’abilitazione all’insegnamento in Italia. Le prove si sono svolte nel settembre di un anno fa. A causa di alcuni errori nei test, generati da sviste ministeriali, insieme ad altri colleghi ho presentato un ricorso al tar Lazio. Avevo raggiunto, nonostante i palesi errori, quasi la soglia minima per ottenere esito positivo. Abbiamo pagato circa trecento euro ciascuno per avviare il procedimento amministrativo. Da quel momento, non abbiamo più saputo nulla”.
Pardo punta il dito in direzione di una realtà che ritiene paradossale. “Altri partecipanti allo stesso concorso – spiega – versando quasi tremila euro a testa per la presentazione di un ricorso individuale, hanno già avuto sentenze favorevoli e, nonostante avessero ottenuto punteggi molto più bassi del mio, hanno conseguito l’abilitazione. Noi, invece, figli di un dio minore a causa della limitata disponibilità economica, non abbiamo più notizie del ricorso collettivo presentato al tar. In Italia, evidentemente, contano ben poco i titoli. C’è bisogno solo di denaro”.
Il ricercatore, dopo aver avuto la certezza degli errori presenti nei test ministeriali per accedere all’insegnamento di discipline come il latino e il greco, si è rivolto ad un’associazione di consumatori che lo ha indirizzato nello studio di un noto legale romano. “Ho pagato quanto dovevo – ammette – ma è mai possibile che ad oltre un anno di distanza non si sappia nemmeno se il procedimento davanti ai giudici amministrativi è stato effettivamente avviato? Perché bisogna dare l’idea che solo chi dispone di risorse economiche elevate può garantirsi un futuro?”.
Senza una risposta entro le prossime settimane, il ricercatore rischia di non poter più essere inserito nelle prossime graduatorie organizzate per l’ingresso nel mondo dell’insegnamento italiano.