Gela. Non sono state depositate le trascrizioni delle intercettazioni, effettuate nel corso dell’inchiesta “Demetra”. Se ne riparlerà alla prossima udienza, fissata ad ottobre. I pm nisseni e i carabinieri hanno individuato un possibile traffico di reperti archeologici, con nuclei sparsi anche fuori dai confini italiani. Tra i coinvolti, diversi presunti tombaroli gelesi. A processo sono finiti Simone Di Simone, Orazio Pellegrino e Giuseppe Cassarà e ancora Matteo Bello, Angelo Chiantia, Luigi Grifasi, Francesco Giordano, Luigi Lacroce, Francesco Lucerna, Giovanni Lucerna, Maria Debora Lucerna, Calogero Ninotta, Salvatore Pappalardo, Gaetano Patermo, Gaetano Romano, Luigi Signorello e Palmino Signorello. L’indagine ha consentito di risalire al mercante d’arte William Thomas Veres (difeso dall’avvocato Davide Limoncello), con base d’affari in Inghilterra, e al gelese Rocco Mondello (rappresentato dall’avvocato Angelo Cafà), che vive da tempo in Germania. Per ora, le loro posizioni sono state stralciate, ma non è da escludere che possano essere riunite al troncone principale del giudizio, che si sta tenendo davanti ai giudici del tribunale di Caltanissetta.
I presunti affari del gruppo sono stati ricostruiti dai carabinieri del nucleo tutela patrimonio culturale di Roma, da quelli dei comandi provinciali e da Europol ed Eurojust. Tra i difensori degli imputati ci sono gli avvocati Ivan Bellanti, Paolo Di Caro, Ignazio Valenza, Dario Giambarrasi, Walter Tesauro, Salvatore Manganello, Vincenzo Vitello, Alfio Leanza, Simone Iofrida, Giampiero Russo e Alfonso Russo.