Gela. Più di novecento assegni postdatati, per un valore complessivo di almeno tre milioni di euro. Perquisizioni e sequestri risalgono a quattro anni fa e i militari della guardia di finanza concentrarono le verifiche su due società della famiglia Luca, “Lucauto” e “CarLuca”. Secondo i magistrati della procura, i titolari avrebbero concesso finanziamenti irregolari, senza essere iscritti nel relativo albo. Per l’acquisto delle auto, anche di grossa cilindrata, molti clienti avrebbero versato una prima tranche del pagamento “in nero” (non fatturata), così hanno spiegato i finanzieri sentiti in aula, per poi completare con somme mensili, tramite assegni che venivano postdatati. “Il passaggio di proprietà delle auto si concretizzava solo al pagamento dell’ultima rata – ha detto uno degli investigatori – questa forma di finanziamento veniva concessa anche a clienti che non avevano i requisiti per accedere attraverso società autorizzate”. Gli inquirenti non escludono che chi accettava queste forme di pagamento, versasse oneri ulteriori ai Luca. L’ipotesi di accusa contestata è l’esercizio abusivo dell’attività finanziaria, dato che le due società non sono mai state iscritte negli elenchi autorizzati. Diversi clienti, sentiti nel corso delle indagini, avrebbero descritto questo presunto sistema irregolare. Le indagini partirono dai pm della procura di Ragusa, che autorizzarono il sequestro di assegni, poi restituiti. Secondo gli inquirenti, i clienti si rapportavano con gli imprenditori Salvatore Luca e Rocco Luca, a loro volta a processo.
Le difese, sostenute dagli avvocati Flavio Sinatra e Antonio Gagliano, ritengono invece che non ci sia stata alcuna irregolarità. Non si sarebbe trattato di attività di finanziamento non autorizzata, ma solo di dilazioni concesse ai clienti che acquistavano le vetture. Davanti al giudice Marica Marino, i finanzieri hanno risposto alle domande del pm Eugenia Belmonte, che ha cercato di approfondire gli aspetti dei presunti rapporti di finanziamento. Nelle sedi societarie venne sequestrata una notevole mole di documentazione, soprattutto contratti e titoli di pagamento. Il gruppo Luca, negli scorsi mesi, è finito al centro dell’inchiesta “Camaleonte”. Secondo i pm della Dda di Caltanissetta, la galassia societaria della famiglia sarebbe stata favorita da introiti investiti dai clan. Accuse che anche in questo caso sia gli imprenditori che le loro difese respingono.