Gela. Un crack finanziario da almeno quaranta milioni di euro mise fine all’attività della Emi, azienda per diversi anni impegnata nell’indotto di raffineria. Per gli investigatori, si trattò di una maxi bancarotta, che ha portato alla condanna di uno degli ex amministratori, Paolo Lizzio. In primo grado, il collegio penale del tribunale di Gela gli impose la condanna a due anni di reclusione, con pena sospesa. Un verdetto che il legale di difesa, l’avvocato Joseph Donegani, ha impugnato. Di recente, però, Lizzio è deceduto. A questo punto, il procedimento nei suoi confronti si chiuderà, con l’estinzione del reato a causa del decesso. Si era sempre difeso sostenendo di aver assunto la carica di amministratore, solo sula carta. Le decisioni sarebbero state prese da altri soci, non finiti a processo. Ammise che l’incarico societario gli era stato conferito, a condizione che facesse da prestanome.
Secondo la difesa, dopo aver compreso quello che accadeva, si dimise. In primo grado, vennero prodotti gli atti dai quali risultava la rinuncia alla carica. Il verdetto di condanna arrivò comunque, anche se il decesso chiude in anticipo il giudizio di appello.