Gela. I carabinieri, nel bagno di un’abitazione a lui riconducibile, trovarono un fucile semiautomatico, una pistola e diverse munizioni. Era tutto avvolto in una coperta. L’arresto scattò per il cinquantasettenne Emanuele Zappotti e per il trentaseienne Calogero Infurna, che avrebbe avuto a sua volta la disponibilità dell’immobile. I pm della procura hanno chiuso le indagini nei confronti di Zappotti. La posizione di Infurna, invece, sarebbe stata stralciata. A gennaio, l’ordinanza emessa nei suoi confronti venne annullata dai giudici del tribunale del riesame di Caltanissetta, ai quali si è rivolto il legale di fiducia di entrambi, l’avvocato Maurizio Scicolone. Infurna non avrebbe saputo delle armi e sarebbe stato ospite in quell’appartamento, solo per qualche giorno. Zappotti, invece, ha lasciato il carcere lo scorso giugno ed è stato sottoposto all’obbligo di dimora. Nel corso delle indagini, ha ammesso il possesso delle armi, escludendo però di averle mai usate.
I pm della procura potrebbero chiederne il rinvio a giudizio, anche se la difesa sembra intenzionata ad optare per un eventuale rito alternativo.