Gela. Un “pactum sceleris” tra il dipendente comunale cinquantaduenne Rosario Moscato e il quarantatreenne Gaetano Cassarà, titolare di una ditta privata che si occupa di forniture idriche. L’hanno definito così gli investigatori che, nelle scorse ore, hanno fatto scattare gli arresti. Un presunto caso di corruzione, con Moscato che, mensilmente, avrebbe intascato una sorta di introito fisso da circa quattrocento euro, da aggiungere allo stipendio da comunale. E’ attualmente in servizio al settore lavori pubblici. Nel dicembre dello scorso anno, lasciò il settore ambiente, su disposizione del commissario Rosario Arena. Quando Cassarà aveva bisogno di rifornire le autobotti, sarebbe passato direttamente da Moscato, che in possesso delle chiavi delle colonnine di Montelungo (di proprietà comunale), garantiva i rifornimenti. Tutto in totale violazione delle regole. Il capitano della guardia di finanza Giuseppe Gradillo non ha escluso che l’attività andasse avanti ormai da tempo, addirittura quattro anni. Per ora, ai due indagati vengono contestati venticinque episodi, in un arco temporale compreso tra lo scorso febbraio e aprile. Possibile che in municipio nessuno si fosse mai accorto di nulla? Anche su questo aspetto gli inquirenti stanno cercando di approfondire la vicenda. I pm Mario Calabrese e Luigi Lo Valvo, insieme al procuratore capo Fernando Asaro, hanno comunque fatto capire che gli approfondimenti sono ancora in corso. Forse, su una possibile rete di complicità. Ai due arresti si è arrivati solo attraverso una prima attività tecnica. L’indizio che ha fatto partire l’inchiesta sarebbe arrivato dai contenuti di un’intercettazione telefonica, relativa però ad un’altra indagine. Così, le mosse di Moscato e Cassarà sarebbero state monitorate, anche al punto di approvvigionamento di Montelungo. E’ stato ripreso un presunto scambio di denaro. Cassarà avrebbe pagato a Moscato, rivendendo poi l’acqua agli utenti, mentre il dipendente del municipio intascava la sua parte. Nessuna segnalazione da dirigenti o funzionari comunali è mai pervenuta sui tavoli della procura. Pm e finanzieri, però, hanno adombrato il sospetto che i due volessero tutelarsi, magari mettendo a tacere sul nascere qualche funzionario “corretto” e non “corrotto”, ha spiegato il sostituto Lo Valvo. Intercettati dagli investigatori, avrebbero parlato di una pistola. L’avrebbe chiesta Moscato a Cassarà, anche se l’arma non è stata rinvenuta dagli inquirenti.
Il procuratore Asaro è stato molto chiaro, “il Comune è ancora permeabile all’illegalità”. Ha ricordato l’attentato all’ex dirigente Renato Mauro, che solo per un caso non venne finito a colpi di pistola, ormai ventisette anni fa. Un’indagine dimostrò che in quel caso ad armare la mano del killer fu un dipendente comunale, che non gradiva i controlli sulla gestione degli affidamenti di lavori in somma urgenza. Asaro, comunque, ha precisato che non ci sono collegamenti. Sia i pm che i finanzieri, con il comandante provinciale Andrea Antonioli e lo stesso capitano Gradillo, hanno però sottolineato come troppo spesso dirigenti, funzionari e semplici dipendenti del municipio siano stati vittime di intimidazioni e minacce. Segno, forse, che all’interno del palazzo qualcuno ancora non accetta “intromissioni”. Un segnale che anche la politica, probabilmente, dovrà cogliere prima possibile. Domani, Moscato e Cassarà si presenteranno davanti al gip Lirio Conti per gli interrogatori di garanzia (difesi dagli avvocati Nicoletta Cauchi e Filippo Incarbone). Sono attualmente sottoposti agli arresti domiciliari.
Sti figli di…… Siete inutili come uomini e come essere umani e spero che quei soldi che vi siete intascati illecitamente vi vanno di traverso