Gela. La perquisizione nell’abitazione di famiglia venne effettuata dai carabinieri, dopo che lo trovarono fuori dall’immobile, nonostante l’obbligo dei domiciliari. Ad inizio luglio, il ventiseienne Ruben Licata è stato condannato a quattro anni di reclusione dal collegio penale del tribunale. I militari, nell’abitazione, sequestrarono dosi di hashish e cocaina, bilancini e una pistola, con matricola abrasa. Al termine del giudizio abbreviato, è arrivata la condanna, che però verrà impugnata davanti ai giudici della Corte d’appello di Caltanissetta. Il ricorso sarà proposto dal legale del giovane, l’avvocato Sinuhe Curcuraci. Nel corso delle indagini, Licata spiegò subito di aver avuto a disposizione la pistola, ma solo per difesa personale, mentre la droga gli sarebbe servita per il consumo e non per lo spaccio. Il pm Ubaldo Leo, in giudizio, ha sostenuto che il giovane avrebbe avuto a disposizione altre armi, mai trovate. In un’intercettazione effettuata in carcere, si farebbe riferimento a due fucili. Anche per questa ragione, sono stati chiesti sei anni e otto mesi di reclusione.
Il collegio penale, invece, gli ha riconosciuto le attenuanti generiche, con una pronuncia meno pesante. Le indagini, successivamente, si sono estese ai due fratelli, a loro volta chiamati a rispondere alle accuse in giudizio.