Gela. Cinque anni fa, le venne diagnosticato un linfoma non-Hodgkin all’utero. Da allora, ha iniziato la sua battaglia e l’ha vinta. Oggi, Aurora Sola Milano aiuta chi si trova nella sua stessa situazione. E’ volontaria dell’associazione Farc&C, all’interno dell’ospedale “Vittorio Emanuele”. La sua storia l’ha raccontata l’Ansa. Per tutti, Aurora è la “ragazza dei foulard”. Durante le fasi di cura, perse i capelli e iniziò ad indossare foulard. Ora, “acconcia” le pazienti del reparto oncologia del nosocomio di Caposoprano. Lo fa con i foulard, un segno per chi davanti alla malattia non rinuncia alla femminilità. Lei stessa scelse di non indossare parrucche, nonostante i capelli persi a causa dei cicli di chemioterapia. “Ero incredula e molto arrabbiata, non mi capacitavo di come fosse possibile – ha raccontato all’Ansa – non ero mai stata male e non potevo credere a una diagnosi così malvagia. Il mio pensiero correva alla mia famiglia, e soprattutto ai miei tre figli: non potevo accettarlo”. Non fu semplice arrivare alla diagnosi definitiva. “Feci cinque biopsie ma non si riusciva a capire che tipo di tumore fosse, poi il 26 marzo 2014 ebbi l’intervento di istero-annessiectomia, che consiste nell’asportazione dell’utero, tube di Falloppio e ovaie – ha proseguito – dall’esame istologico emerse che si trattava di un linfoma a grandi cellule B non-Hodgkin, che risponde bene alla chemioterapia. L’ematologo mi avvertì che mi sarebbero caduti i capelli e io risposi che per me era più importante vincere questa battaglia, tanto i capelli sarebbero ricresciuti”.
La battaglia è stata lunga e molto faticosa per il suo fisico, ma il marito e la famiglia non l’hanno mai lasciata sola. “Durante la mia malattia non ho mai smesso di sentirmi femminile, mi sono sempre truccata, ma avevo escluso l’idea di indossare la parrucca – ha detto ancora all’Ansa – non mi dovevo nascondere davanti alla malattia e non aveva importanza se la gente mi guardava. Quindi mi divertivo a inventare nuove acconciature. Per tutti, nel reparto, ero diventata ‘la ragazza dei foulard’: ne avevo tantissimi e molto colorati”. Il suo coraggio lo mette a disposizione delle pazienti in cura e non dimentica quello che ha passato. “Provo a spiegare alle pazienti in chemioterapia quanto sia importante non trascurare la cura della propria bellezza e non perdere mai la speranza. Il cancro lascia i suoi segni sul corpo, modificando la visione che si ha di se stessi. Ma i miei occhi – conclude intervistata da Ansa – ancora brillano nel vedere la mia cicatrice e quando parlo della malattia oggi lo faccio con il sorriso sulle labbra”.