Gela. Con la crisi di governo in atto, concretizzare il tanto decantato protocollo di intesa è diventato praticamente un rompicapo. Sono passati ormai cinque anni dalla visita preferragostana dell’allora premier Matteo Renzi, che venne in città a caldeggiare la via “verde” della raffinazione, escludendo conseguenze occupazionali. Nel frattempo, a Palazzo di Città si sono avvicendate ben tre amministrazioni comunali e altrettanti sindaci (l’allora dem Angelo Fasulo, il grillino per pochi mesi Domenico Messinese e adesso il “civico” Lucio Greco) e anche l’ex presidente della Regione Rosario Crocetta (altro sponsor politico dell’improvvida strategia), ormai ha scelto di dedicarsi ad altri lidi, trasferendosi in Tunisia. Ad oggi, di risultati per il territorio se ne sono visti decisamente pochi, ad eccezione del fermo della raffinazione tradizionale e senza strade economiche alternative. Pure le bonifiche stentano, rasentando il totale immobilismo. A cinque anni di distanza, l’attuale giunta e i sindacati hanno dovuto scrivere al premier (non si sa ancora per quanto tempo) Giuseppe Conte e ai ministri Luigi Di Maio e Sergio Costa. La richiesta è di riattivare il tavolo di confronto sul protocollo di intesa (lo stesso del Ferragosto di Renzi) e sembra paradossale dopo tutto il tempo trascorso. I 32 milioni delle compensazioni Eni non si sa neanche che fine faranno, la nuova green refinery della multinazionale, dopo vari rinvii, non ha ancora iniziato a produrre i carburanti “sostenibili” e il maxi investimento sulla base gas del progetto “Argo-Cassiopea” (che dovrebbe attrarre la parte più consistente dei soldi del cane a sei zampe) è appeso ad una firma, quella sulla proroga della Valutazione di impatto ambientale (non ancora apposta). Ai ritardi si sono aggiunti altri ritardi e gli strumenti alternativi si sono rivelati inconsistenti. I soldi delle compensazioni sono un rebus e l’area di crisi complessa, finanziata dalla Regione e dal governo nazionale con 25 milioni di euro, ha partorito tre offerte di investimento (tutte superiori alla soglia del milione e mezzo di euro) e solo una localizzata nell’area industriale locale. Un totale preventivato di appena cinque posti di lavoro.
Si sono persi per strada mega progetti come l’hub per il gas naturale liquefatto, spinto politicamente dall’ex giunta Messinese, e finito nel dimenticatoio. Alcuni giorni fa, è stato annunciato l’inserimento tra le Zone economiche speciali dell’isola. Finirà come tutto il resto? Pare che la giunta del sindaco Lucio Greco voglia coinvolgere il presidente della Regione Nello Musuemeci. Di risposte alla missiva inviata a Roma non ne sono arrivate. “A questo punto – dice l’assessore Terenziano Di Stefano – non escludiamo un coinvolgimento del presidente della Regione. Andremo a Palermo a chiedere risposte”. Sono trascorsi cinque anni dal Ferragosto dei selfie con l’allora premier Matteo Renzi, investimenti e sviluppo del territorio sono i grandi assenti in una città soffocata dal declino.