Gela. Quella moto l’aveva sognata per anni. Ieri, per la prima volta, era riuscito a coronare quel sogno. In sella alla sua Yamaha Mt-03 ha percorso pochi chilometri. Alle 16 di ieri, Graziano Greco di 24 anni, ha trovato la morte mentre percorreva il lungomare.
Era uscito in compagnia di un suo collega di lavoro e centauro. Quest’ultimo viaggiava su una Triumph.
E’ stato il primo ad accorgersi della tragedia. “Avevamo superato due autovetture – spiega – mi ero diretto verso il petrolchimico ma improvvisamente non vedendo Graziano ho deciso di tornare indietro.
Sono bastati pochi metri per notare la sua motocicletta sull’asfalto e lui immobile a ridosso del marciapiede. Ho sollecitato l’intervento del 118, ma i medici al loro arrivo non hanno potuto fare altro che accertare l’avvenuto decesso. Non capisco cosa possa essere accaduto”.
Il corpo privo di vita di Graziano è rimasto per ore sull’asfalto. Accanto a lui il casco, forse ancora allacciato. Circa cento metri più distante i resti della sua motocicletta radiata dai raggi di sole. A spezzare il silenzio caduto sulla vita del giovane ventiquattrenne le urla di disperazione dei genitori, fratelli, parenti e numerosi amici. Anche la sua fidanzata è rimasta sul luogo della tragedia fino a quando il carro funebri si è allontanato portando con se per sempre tutti i loro progetti. Graziano era noto in città, anche per la sua intraprendenza e voglia di vivere.
Lavorava da anni presso l’Unieuro di via Niscemi. Era il penultimo di quattro fratelli, due maschi più grandi di lui e una sorella. Sulla dinamica dell’incidente indagano gli agenti del locale commissariato di polizia.
Pare sia da escludere l’alta velocità. Tra le cause si ipotizza la poca esperienza in sella ad una motocicletta di grossa cilindrata e l’impraticabilità delle strade urbane.
Sul posto è stato il medico legale, Gaetano Ristagno, a ordinare che il corpo fosse trasferito all’obitorio del cimitero Farello. Potrebbe essere sottoposto ad una ispezione cadaverica prima di riconsegnarlo ai familiari per l’ultimo saluto che precede la tumulazione.