Gela. La donazione degli organi costituisce un atto di grande solidarietà umana e sociale: un fatto culturale che si sta progressivamente diffondendo tra l’opinione pubblica.
Ieri pomeriggio l’equipe medica coordinata dal medico Lucio Antona ha potuto procedere al prelievo della cornea dal corpo privo di vita del pensionato Orazio Ascia, 77 anni.
Il suo non è un caso isolato: in pochi anni, sette famiglie hanno acconsentito al prelievo degli organi dei propri cari tra cui la famiglia Giarrusso, la prima ad acconsentire per la prima volta all’espianto di organi di un familiare tanto che il nuovo gruppo operatorio dell’ospedale porta il suo nome alla memoria.
Ieri alle 10,35 è stata accertata la morte di Orazio Ascia, colpito da un’emorragia cerebrale. Sono stati i familiari dell’ex operaio della Saipem ad autorizzare i sanitari della sezione locale trapianti e prelievi organi e tessuti dell’Azienda sanitaria provinciale.
Il prelievo è avvenuto ieri pomeriggio. Uno speciale collegio di medici coordinati da Antona, composto da Giuseppe Provinzano, dall’oculista Fabrizio Cafè, dal vice direttore Sanitario Valeria Cannizzo, coadiuvato dagli infermieri Roberto Cammilleri e Rosaria Vecchio, ha avviato il prelievo della cornea.
“Abbiamo avviato lo studio di fattibilità per altri organi- spiega Antona- Intanto le cornea saranno trasferite a Palermo e messe a disposizioni della banca degli occhi pronte per dare speranze a qualche paziente che ne ha fatto richiesta.
La famiglia Ascia ha mostrato uno spiccato senso di solidarietà, accogliendo la proposta di autorizzarci al prelievo degli organi”.
“Prima di decidere ho atteso dieci minuti- spiega Nunzia Gibilras, vedova Ascia- cercando di ricordare le volontà di mio marito. In verità noi non abbiamo avuto nessun dubbio. Dovevamo dare speranza ad altre famiglie che aspettano da anni un organo”.
Il corpo privo di vita di Orazio Ascia è stato consegnato ai familiari ieri pomeriggio. Oggi alle 17 ci sono stati i funerali in Chiesa Madre. Lascia la moglie, tre figli e quattro nipoti.
“Mio padre era una persona mite – dice il figlio Filippo – ha dedicato la sua vita al lavoro, cercando di educarci a rispettare il prossimo. Con questo gesto siamo certi di avere esaudito anche la sua volontà”.