Gela. Avrebbe compiuto 45 anni a luglio. Invece, Mariagrazia Carrubba, ieri è deceduta tra le corsie del presidio ospedaliero Vittorio Emanuele. Una morte improvvisa che rischia di accendere ancora una volta i riflettori sulla sanità locale.
I familiari hanno sporto denuncia e chiedono di conoscere le cause sfociate con la morte della donna. Coniugata e madre di quattro bambini, la più piccola di appena tre anni, ieri avrebbe avuto il tempo solo di andare in bagno prima di essere colta da un improvviso malessere. I medici non hanno potuto fare nulla per sottrarre la sfortunata casalinga al suo tragico destino. Il cuore di Mariagrazia Carrubba ha cessato di battere quindici minuti dopo le sette, mandando nello sconforto familiari ma anche il personale sanitario. Il direttore del presidio ospedaliero “Vittorio Emanuele”, Luciano Fiorella, ha ordinato l’esame autoptico per avere un riscontro diagnostico. Lo stesso potrebbe essere eseguito dall’anatomopatologo dell’Azienda sanitaria provinciale. In verità, sulla vicenda anche la magistratura potrebbe decidere di intervenire a seguito della denuncia avanzata dai familiari della malcapitata. La giovane madre, da otto giorni era ricoverata presso l’unità operativa di Malattie infettive, retta da Carmelo Baretti, a seguito di una infezione polmonare. Era in terapia e martedì prossimo sarebbe stata sottoposta a un esame di risonanza magnetica per comprendere meglio la patologia che ieri potrebbe averle stroncato la vita. Le cartelle cliniche dal ricovero al decesso della donna sono a disposizione delle forze dell’ordine. Ieri le hanno ispezionate a fondo anche i vertici dell’ospedale di via Palazzi e, da una prima indagine, tutto sarebbe regolare. Ieri, il corpo della donna è stato trasferito nell’obitorio della struttura di via Palazzi dove si sono recati i parenti della donna, tra tutti il marito e i genitori. “Ieri sera mi aveva detto che presto l’avrebbero dimessa – racconta Margherita Spinello, zia di Mariagrazia Carrubba – Diceva di stare bene e aveva voglia di tornare a casa. Era stata ricoverata per un dolore al petto. I sanitari le avevano diagnosticato un’infezione ai polmoni e si erano detti fiduciosi in un veloce recupero. Giorno diciassette l’avrebbero dovuta sottoporre ad una risonanza magnetica, esame ritenuto indispensabile per confermare la terapia eseguita. Eravamo fiduciosi. Invece siamo letteralmente stati investiti da una tragedia”.
Sono la figlia, la bambina che allora aveva soli tre anni. Pochi giorni fa mi è stata detta la verità sull’accaduto. L’infezione polmonare che i medici pensavano che era non che altro il motivo per cui è stata ricoverata si è verificata una trombosi su un’arteria. ciò a portato mia madre ad una tragica morte lasciando i suoi cari e i suoi figli per una cosa se curata e operata poteva essere risolta.
Tutta la mia famiglia porta nel DNA questa malattia tra cui alcuni ne sono già stati salvati tra cui la Figlia di 33 anni e il fratello. Non auguro a nessuno il destino di mia madre che domani avrebbe compiuto 55 anni ma queste parole sono scritte da una ragazza di 13 anni che è dovuta crescere prima del dovuto per dei medici incapaci di fare il suo dovere.