Gela. La sentenza di condanna sarà impugnata davanti ai giudici della Corte d’appello di Caltanissetta. La difesa di Carmelo Manuello, ex titolare di un supermercato in città e di ditte per la fornitura all’ingrosso, ha deciso di rivolgersi ai magistrati di secondo grado. Lo scorso giugno, è stato condannato a due anni e otto mesi di reclusione, con la pronuncia emessa dal collegio penale del tribunale di Gela (gli sono state riconosciute le attenuanti generiche). I pm della Dda di Caltanissetta lo accusavano di concorso esterno in associazione mafiosa. Secondo gli investigatori, avrebbe messo a disposizione il magazzino del supermercato per alcune riunioni organizzate dai capi dei clan locali, in quel periodo in libertà. In base a quanto ricostruito, sarebbe stato consapevole che i boss usavano quella struttura per riunirsi, cercando di evitare i controlli delle forze dell’ordine. Avrebbe fatto anche da tramite per le estorsioni ad altri esercenti. Al termine della sua requisitoria, il pm Matteo Campagnaro ha chiesto sei anni e otto mesi di detenzione, ritenendo del tutto confermate le accuse e descrivendo l’imputato come “imprenditore colluso”. La difesa, sostenuta dall’avvocato Francesco Enia, ha invece fornito una versione dei fatti del tutto differente. “E’ stato vittima dei clan” ha spiegato il legale durante le conclusioni esposte in aula. Come indicato da una sentenza prodotta dalla difesa, venne sottoposto a continue richieste estorsive.
Sono state messe in discussione le ricostruzioni fornite dai collaboratori di giustizia, che quando erano a capo delle famiglie di mafia della città usarono il magazzino di via Gorgia per riunirsi. Secondo la difesa, però, avrebbero dato una ricostruzione non univoca. Tutte valutazioni che faranno parte dell’atto di appello. Dopo qualche anno, Manuello decise di chiudere l’attività, finita in crisi.