Gela. La Procura ha riaperto il procedimento sui morti per amianto. Una vecchia indagine che era stata archiviata perché i reati erano andati in prescrizione.
Il faldone è stato rispolverato dal sostituto procuratore Elisa Calantucci, che ha richiamato l’attenzione delle associazioni ambientaliste Aria Nuova e Amici della Terra. “Chiederemo di derubricare il reato da disastro ambientale a strage dolosa – dice Emanuele Amato – riteniamo che non sia un fatto colposo ma doloso. Le aziende sapevano e non hanno agito”.
“Il reato è permanente – aggiunge Saverio Di Blasi – come è stato per le sentenze di eternit. Malgrado le aziende siano chiuse da venti anni le persone continuano a morire. Ci sono venti casi accertati di morte per asbestosi, ma ci sono anche a nostro avviso anche tante donne morte per tumore d’amianto. Prima di lavare le tute dei mariti anche loro venivano contaminate”.
Per le due associazioni i responsabili non sono ignoti. “Anche in un vecchio incidente probatorio è stato scoperto l’azienda non aveva mai fatto un piano di sicurezza sui lavoratori. Adesso ci aspettiamo che venga aperta l’indagine sull’impianto Clorosoda, dove sono morti quasi tutti gli operai”.