Gela. La tradizionale “varchiata”, questa volta, si è tenuta con la statua lignea di San Francesco di Paola, accompagnata in mare da tanti fedeli, pescatori, marinai e diportisti. L’imbarcazione usata per la processione, messa a disposizione dal gruppo degli ormeggiatori e barcaioli, è però dovuta partire dal porto isola Eni, con le necessarie autorizzazioni garantite dal comandante della capitaneria Roberto Carbonara e dal capo security raffineria. Ha coperto il tratto fino al porto rifugio, ma senza poter accedere. Il sito continua ad essere insabbiato e inaccessibile ai mezzi nautici. Don Lino Di Dio ne ha approfittato per una preghiera a favore del porto rifugio, in attesa che i progetti previsti possano concretizzarsi. Al momento, mancano anche quelli di emergenza per eliminare i problemi strutturali cronici. Le imbarcazioni si sono poi spostate al largo del pontile sbarcatoio, dove i fedeli hanno potuto assistere al rito, con la lettura della preghiera del marinaio da parte del comandante della capitaneria. C’erano non soltanto i fedeli ma anche le autorità istituzionali, a partire dal sindaco Lucio Greco e dall’assessore al mare Florinda Iudici.
“Le tradizioni sono le nostre radici. Siamo noi, il nostro passato, la nostra cultura, la nostra storia, la nostra identità – dice il consigliere comunale Vincenzo Casciana presente anche come responsabile del gruppo degli ormeggiatori e barcaioli – un popolo senza tradizioni è un popolo privo di anima, un castello di sabbia destinato ad essere spazzato via dalla prima ondata del mare, dalla prima folata di vento. Non si possono dimenticare o tralasciare le proprie tradizioni, ma anzi è necessario combattere per loro, affinché esse vivano e si rafforzino. Oggi più che mai dobbiamo essere consapevoli che le tradizioni sono il fondamento della cultura di un popolo e che definiscono l’identità stessa di una comunità. E’ grazie a una solida identità che le persone trovano dignità e senso di appartenenza. Anche quest’anno “’a Varchiata ” è stata la riscoperta del passato, dei suoi valori, della nostra essenza, di noi”. Dopo cinquant’anni la statua restaurata del santo ha nuovamente attraversato il golfo della città, anche se il porto rifugio rimane off limits.