Blitz “Inferis” contro gli Alferi, condanne a D’Amico e Consiglio: quattro assolti

 
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Gela. Accusati di essere parte integrante del gruppo capeggiato dal boss Peppe Alferi. Il collegio penale del tribunale ha condannato a cinque anni e sei mesi di reclusione ciascuno Francesco D’Amico e Rosario Consiglio. Vennero coinvolti nella maxi inchiesta “Inferis” che fece luce sugli interessi del gruppo criminale guidato da Alferi, attualmente detenuto sotto regime di carcere duro. Secondo il pm della Dda Matteo Campagnaro, avrebbero sottoposto a richieste estorsive e minacce diversi imprenditori locali. Il “business” di riferimento era quello del ferro. Le richieste d’accusa sono state però molto più pesanti, dieci anni e tre mesi di detenzione per entrambi. Il collegio, presieduto dal giudice Miriam D’Amore (a latere Marica Marino e Silvia Passanisi), ha riconosciuto le attenuanti generiche e la continuazione e allo stesso tempo li ha assolti per altri capi di imputazione. Se per D’Amico e Consiglio (difesi dagli avvocati Nicoletta Cauchi e Salvo Macrì) le accuse hanno in parte retto, non così è stato per gli altri imputati. Assoluzioni sono state pronunciate nei confronti di Mirko Felice Turco, Gianfranco Turco, Francesco Alma e Giuseppe Vinci, come chiesto anche dai banchi d’accusa. In base alle contestazioni, avrebbero orbitato intorno agli Alferi, mettendo a segno furti e danneggiamenti.

I legali di difesa, gli avvocati Flavio Sinatra, Salvo Macrì e Carmelo Tuccio hanno contestato la ricostruzione degli inquirenti, ritenendo che non siano state dimostrate attività a favore del clan né ai danni degli imprenditori finiti nelle mire di Alferi. Nel corso dell’istruttoria dibattimentale, le difese di D’Amico e Consiglio hanno controbattuto a quanto sostenuto dal pm della Dda, negando la presunta appartenenza al gruppo criminale. Consiglio, nel corso del tempo, subì diversi attentati incendiari, che colpirono la sua rivendita di frutta e verdura. Segno, secondo la difesa, che non avrebbe avuto alcun contatto con il clan. Durante l’istruttoria, è stato sentito Emanuele Cascino, l’ex braccio destro di Peppe Alferi, adesso collaboratore di giustizia. Nel procedimento, parte civile era l’imprenditore Emanuele Mondello, rappresentato dall’avvocato Vittorio Giardino.

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