Gela. Il medico gelese, Dario Rinzivillo, ha rinunciato alla sua settimana di ferie per partecipare alla missione umanitaria in Africa. In città, ad attenderlo, la moglie anch’essa anestesista e al quarto mese di gravidanza.
In una settimana, insieme ad un’equipe specialistica di medici volontari provenienti da tutta la nazione, ha visitato circa 80 bambini affetti da gravi malformazioni del volto, operandone 52. L’anestesista pediatrico Rinzivillo si è recato a Cotonou, sede del governo della Repubblica del Benin, dove presso l’ospedale locale i medici volontari del progetto “Emergenza sorrisi” curano gratuitamente i bambini affetti da labiopalatoschisi e gravi ustioni. Si tratta di frequenti patologie che colpiscono nel Benin numerosi bambini condannati a diventare adulti tra discriminazioni e isolamento.
“Si lavora senza sosta spinti dal desiderio di aiutare quella povera gente – racconta Dario Rinzivillo – Mi sono imbattuto in genitori che hanno percorso 150 chilometri a piedi per chiederci di operare il figlio senza volto. Il piccolo di tre mesi pesava appena 800 grammi. A causa delle sue condizioni esili non l’abbiamo potuto sottoporre ad intervento chirurgico. Mi si è stretto il cuore – spiega commosso – mi sono accorto che nonostante il nostro sacrifico bisogna fare ancora molto”. Insieme ad un altro anestesista, due chirurghi, un pediatra, tre infermieri e una coordinatrice, presso l’ospedale di Cotonou, dal 6 al 13 aprile, hanno consegnato il sorriso a 52 bambini e qualche adulto proprio grazie alla missione umanitaria “Emergenza sorrisi Italia” coordinata da Fabio Abenavoli, chirurgo plastico e otorino. “Ero l’unico medico siciliano – aggiunge Rinzivillo – ognuno di noi si è portato da casa anche l’attrezzatura chirurgica che, naturalmente, abbiamo lasciato sul posto dove l’emergenza rimane. Nell’unica sala operatoria disponibile effettuavamo turni massacranti, anche dalle 8 del mattino alle 7 di sera, per aiutare quei bambini. Tra i tanti, un bimbo di appena otto mesi che pesava cinque chilogrammi. Gli abbiamo ricostruito il naso e il palato. Quella del Benin è stata la mia prima missione ma sono certo che non sarà l’ultima”.