Gela. Il sì al concordato è arrivato solo per quattro imputati. Gli altri, invece, non hanno ottenuto un verdetto favorevole dai giudici della Corte d’appello di Caltanissetta. Nel procedimento scaturito dall’inchiesta antidroga “Tomato”, arriva anche la ricusazione nei confronti dei magistrati nisseni. La prossima settimana, si farà più chiarezza sulle sorti del giudizio, dato che i difensori hanno chiesto che sia un’altra sezione a decidere. Il concordato è passato solo per le posizioni processuali di Alessio Savatta, Gianfranco Casano, Maria Rita Calascibetta e Gaetano Marino. I giudici hanno accolto la richiesta di riqualificazione del capo d’accusa, nell’ipotesi di spaccio meno grave. Niente da fare, invece, per gli altri coinvolti, alcuni ritenuti tra i più attivi nella vendita di droga in città, compresa l’eroina. In primo grado, sono stati condannati Salvatore Stamilla a nove anni di reclusione, a otto anni e quattro mesi Alessandro Scilio (assolto per due capi di imputazione), a otto anni Salvatore Mazzolino, a sette anni e due mesi Giuseppe Fecondo, a sei anni e due mesi Vincenzo Di Maggio (assolto per uno dei capi contestatigli), a sei anni Luciano Guzzardi e a cinque anni e sette mesi Antonia Cricchio. Per i giudici d’appello le loro posizioni, a differenza di quanto chiesto dai difensori, non possono ricadere nelle ipotesi di spaccio meno grave. Per questo motivo, non è stata accolta la richiesta di concordato che gli avrebbe assicurato una riduzione dell’entità della pena.
Intanto, sarà il presidente della Corte d’appello nissena a decidere sull’eventuale incompatibilità dei giudici, così come sollevato dalle difese. I legali degli imputati ritengono che aver concesso il concordato solo a quattro coinvolti, abbia già fatto emergere il convincimento della corte rispetto agli altri. Sono difesi dagli avvocati Salvo Macrì, Antonio Gagliano, Francesco Enia, Ivan Bellanti, Enrico Aliotta, Vittorio Giardino, Dionisio Nastasi, Calogero Vella e Matteo Bonaccorsi.