Gela. La condanna è da annullare, senza rinvio. Per la difesa, il trentottenne Fabio Russello non farebbe parte del clan di Peppe Alferi, il boss recluso sotto regime di carcere duro. Il legale Maurizio Scicolone l’ha ribadito davanti ai giudici della Corte di Cassazione, chiamati a valutare la legittimità del pronunciamento che ha imposto la condanna a quattro anni e quattro mesi di reclusione allo stesso Russello, in passato coinvolto nell’inchiesta “Inferis”. E’ il secondo ricorso alla Corte romana presentato dalla difesa. C’è già stato un primo annullamento, con rinvio alla Corte d’appello di Caltanissetta, che però ha confermato il verdetto, per la difesa non adeguandosi a quanto indicato dai magistrati di Cassazione. Il legale ha ricordato anche l’annullamento della condanna deciso nei confronti di Russello nel procedimento scaturito da un’altra inchiesta antimafia, quella ribattezzata “Tagli pregiati”.
Secondo la difesa, il fatto che dopo la scarcerazione avesse iniziato a lavorare nella raccolta del ferro, settore che in città per anni è stato controllato dagli Alferi, non può rappresentare un nesso tale da collegarlo alle attività illecite condotte dagli uomini del boss. La procura generale, però, ha chiesto il rigetto del nuovo ricorso presentato. Tocca ai giudici di Cassazione decidere.